Cagnaccio Di San Pietro (1897-1946). Biografia. Quadri in vendita.
Cagnaccio di San Pietro, il cui vero nome era Natalino Bentivoglio Scarpa, nasce a Desenzano del Garda il 14 gennaio 1897.
Trascorre la sua infanzia nella casa dei nonni sulla laguna veneta e fin da ragazzino presenta una spiccata predisposizione alla pittura.
Frequenta le scuole dell’obbligo per poi iscriversi nel 1912
all’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Ettore Tito; tuttavia i problemi economici lo costringono ad abbandonare gli studi dopo solo 1 anno.
Nel 1910 visita la personale di Gustave Klimt alla Biennale di Venezia e influenzato dalle novità della Secessione viennesse, ne prende spunto per decorare l’hotel veneziano Terminus. Nel 1917 viene chiamato alle armi e congedato, dopo due anni, per un incidente al polpaccio.
Nel 1919 prende parte ad una mostra di Ca’ Pesaro presentando due dipinti di carattere futurista: Cromografia musicale e Velocità di linee-forza di un paesaggio.
All’età di 28 anni si sposa con Romilda Ghezzo.
Insieme si trasferiscono a Napoli in cerca di una vita migliore ma nello stesso anno rientra a Venezia con l’incarico di ristrutturare l’ex caserma di San Pietro. Nel 1923 nasce Liliana e nel 1925 il figlio Guerrino.
Nel 1924 è presente alla Biennnale veneziana con il nome d’arte di Cagnaccio a cui poi aggiunge “di San Pietro” in ricordo di San Pietro in Volta, sull’isola di Pellestrina, dove aveva vissuto la sua giovinezza.
La sua partecipazione all’importante rassegna veneta sarà una costante fino al 1942.
Da questo momento comincia a farsi notare dal grande pubblico con frequenti mostre e personali presso la Fondazione Bevilacqua la Masa, il Circolo artistico veneziano e altre sedi regionali. Il carattere schivo e il suo credo antifascista lo portano a disdegnare affiliazioni e adunate.
Per tale motivo viene totalmente ignorato dalle iniziative espositive organizzate dalla Sarfatti e sempre per questa ragione nel 1928 la sua opera Dopo L’orgia viene rifiutata dalla Commissione della Biennale veneziana.
Tra il 1932 e il1935 esegue molti ritratti, Ritratto della signora Vighi, Operaia, Attesa, etc.
Nel 1934 realizza I naufraghi ispirato al ritrovamento di un cadavere riportato dal mare e la veglia dei cari. I genitori dell’artista, per ammirare l’opera, intraprendono un lungo viaggio che costa la vita al padre, morto improvvisamente in casa del figlio.
L’anno successivo partecipa alla Mostra dei quarant’anni della Biennale, alla Seconda Quadriennale di Roma e all’esposizione presso il Circolo artistico di Venezia. Viene poi invitato per una personale a Genova presso la galleria di Stefano Cairola.
Fa poi rientro a Venezia e tra il 1940 e il 1941 è ricoverato all’ospedale del Mare del Lido.
Si spenge a Venezia nel maggio del 1946.
Il suo nome è riconducibile al Realismo magico, corrente artistica di cui fecero parte anche Antonio Donghi e Felice Casorati. Una realtà rielaborata che richiama ai canoni classici ma che viene trasferita in una atmosfera sospesa, indefinita che supera la realtà stessa.