Carrà Carlo (1881-1966). Biografia. Quadri in vendita.
Carlo Carrà nasce l’11 febbrai 1881 a Quargnento (Alessandria).
Durante una lunga convalescenza per una polmonite scopre il disegno.
Inizia la carriera artistica decorando a tempera con paesaggi e testine di angeli le pareti della soffitta della casa paterna.
Con l’aiuto del padre, nel 1895, si trasferisce a Milano dove segue alcuni decoratori e visita spesso la Pinacoteca di Brera, il Museo Poldi Pezzoli, la Galleria d’Arte Moderna e le esposizioni della Permanente.
Attratto dall’idea di lavorare alla decorazione di qualche padiglione della Exposition Universelle che si sta preparando, emigra a Parigi consolidando così la sua educazione artistica e ottenendo i primi guadagni.
Al Louvre è incantato dalle opere di Delacroix, Géricault, Manet; al Luxembourg dai dipinti degli Impressionisti.
Terminati i lavori all’Esposizione di Parigi, emigra a Londra in cerca di nuove commissioni.
Ha modo di conoscere la pittura di Turner e Constable.
Dopo un soggiorno di sei mesi, per mancanza di lavoro, rientra in Italia e, durate una breve visita al padre, dipinge La strada di casa, una sorta di anticipazione divisionista.
Lavorò fino al 1905, come “operaio pittore” nella Cooperativa pittori e imbiancatori con la paga settimanale di 31,62 lire.
Prosegue nell’attività di decoratore murale accompagnata dallo studio alla scuola serale d’ arte applicata del Castello Sforzesco, dove ottiene due premi di merito, che inducono uno zio a passargli un modesto mensile perché possa iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera, sotto la guida di Cesare Tallone.
Dopo una breve fase Divisionista, durante il quale dipinge I cavalieri dell’Apocalisse, Paesaggio nella campagna biellese e Autunno, nel 1911 si dedica completamente alla corrente futurista.
Nell’autunno dello stesso anno compie il secondo viaggio a Parigi e stabilisce i primi contatti con il mondo cubista: conosce Braque e Picasso.
Nel febbraio 1912 partecipa all’esposizione futurista alla Galleria Bernheim Jeune con 11 opere tra cui I funerali dell’anarchico Galli, La stazione di Milano e Sobbalzi di carrozza.
Conosce Matisse, Modigliani e Medardo Rosso.
Al termine del 1915 si allontana dal futurismo.
Chiamato alle armi viene inviato nel Ferrarese. Impossibilitato a dipingere e avvilito dalla vita militare scrive brevi testi poetici.
Stringe contatti con de Chirico, Savinio, de Pisis e Ravegnani.
Vive un nuovo periodo di fervore pittorico: è la “stagione metafisica”.
Alla fine del 1917 espone alla Galleria Chini di Milano 29 opere.
Sposa Ines Minoja, pubblica, presso Vallecchi, una raccolta di saggi col titolo Pittura metafisica.
Collabora alla rivista “Valori Plastici” con scritti e illustrazioni.
Carlo Carrà porta avanti le sue idee sull’arte, secondo le quali la pittura “deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno di immedesimazione con le cose e il bisogno di astrazione.
Sotto questo duplice stimolo il pittore potenzia la sua capacità di sottrarre le cose alle contingenze, purificandole e conferendo loro un valore assoluto.
La pittura crea così una cosa nuova, una entità nuova”.
Durante l’estate del 1924 dipinge con grande impegno in Valsesia.
In inverno, a Milano, incide una serie di 35 acqueforti e pubblica su “Valori Plastici” un vasto studio su Giotto.
All’estate del 1926 risale il primo soggiorno a Forte dei Marmi, su invito di Arturo Dazzi: qui dipinge paesaggi della Versilia, le spiagge deserte, i capanni.
Da questo momento risiederà parecchi mesi ogni anno nella cittadina versiliese in una casetta tra i pini da lui stesso progettata.
In inverno a Milano espone 21 dipinti alla Galleria Pesaro con Giorgio de Chirico e Rubaldo Merello.
Nel 1928 tiene la prima personale esponendo 14 opere alla Biennale veneziana.
Due anni più tardi una mostra, con Soffici, alla Galleria Bardi di Milano suscita reazioni diverse da parte del pubblico.
Nel 1932 si reca in Germania, Austria e Cecoslovacchia dove tiene conferenze sull’arte italiana e una mostra personale all’Associazione Umelecka Beseda di Praga.
L’anno successivo realizza l’originaria aspirazione di dedicarsi alla pittura murale, eseguendo per la V Triennale di Arte Decorativa a Milano una tempera sul tema obbligato dell’Italia romana.
Al termine della manifestazione l’opera viene, però, distrutta.
Nel 1935 intraprende un viaggio in Campania, Algeria e Malta per dipingere.
Allestisce una personale di 46 opere presso la Galleria del Milione a Milano.
Il suo studio è punto d’incontro di artisti tra cui Arturo Martini, Savinio, Tosi, Sironi, Campigli ma soprattutto dei più giovani Manzù, Marini e Tomea.
Grazie all’interessamento di Arturo Dazzi, viene invitato ad affrescare due grandi pareti del nuovo Palazzo di Giustizia di Milano.
Tra i temi proposti inerenti la giustizia, la Bibbia o la storia, Carrà ne sceglie uno religioso: il Giudizio universale, uno relativo al riordinamento giuridico dell’imperatore Giustiniano: Giustiniano libera lo schiavo.
Entrambi gli affreschi, terminati nel 1938, sono oggetto di attacchi politici perché privi di riferimenti al regime; vengono, dunque, coperti con juta sino al 1845, quando sono, nuovamente, resi visibili.
Nel 1941 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Brera e l’anno successivo gli viene dedicata una mostra antologica in sei sale della Pinacoteca di Brera, nelle quali figurano 114 opere giunte da tutta l’Italia.
Nello stesso anno il pittore scrive si dedicata alla stesura della propria biografia pubblicata da Longanesi l’anno dopo.
Nel 1943, in seguito ai bombardamenti di Milano, si rifugia a Corenno Plinio, sul lago di Como.
Qui dipinge una serie di paesaggi e segue un centinaio di disegni per l’illustrazione dell’edizione del Don Chisciotte curata da Giampiero Giani.
Dopo essere rientrato a Milano nel 1946, lavora ancora assiduamente soprattutto a Forte dei Marmi e a Venezia dedicandosi al disegno e alle litografie.
Nel 1948 tiene una mostra a Bologna e poi a Milano.
Nel 1955 esce in Germania la Storia della pittura del XX secolo di Werner Haftmann che conduce una profonda analisi sull’arte di Carrà.
Nell’aprile del ’62 viene realizzata una mostra storica a Palazzo Reale di Milano promossa dal Comune e dall’Ente manifestazioni, vi figurano 106 quadri a olio e 100 fra disegni e opere grafiche.
Carlo Carrà muore a Milano il 13 aprile 1966.
da M. Carrà Stralci di biografia in Carrà Oggi a cura di L. Cavallo, edizioni Galleria Marescalchi, Bologna anno 1989