Collezionismo. Gli italiani dopo il Covid comprano online e sono ottimisti
di Maria Adelaide Marchesoni e Marilena Pirrelli, 7 marzo 2022
Cosa racconta l’istantanea sul collezionismo italiano post Covid nella seconda indagine realizzata da Intesa Sanpaolo Private Banking, in collaborazione con la Direzione Arte, Cultura e Beni Storici e la Direzione Studi e Ricerche del gruppo bancario e Artissima, pubblicata da Skira?
Arteconomy è in grado di illustrare in anteprima i risultati: prima di tutto l’età media del campione dei collezionisti d’arte italiani è prossima ai 55 anni, la parità di genere è ancora lontana (59% maschi), il livello d’istruzione è elevato, sovente sono manager, imprenditori o liberi professionisti. La predilezione alla riservatezza accomuna i più agée, mentre le nuove generazioni sono più propense a raccontare e mostrare le loro passioni collezionistiche. Le ragioni?
Per i più giovani prevale il desiderio del riconoscimento sociale: l’arte è uno strumento per promuovere il proprio operato anche attraverso investimenti in strutture espositive per favorire la fruizione pubblica. Un cambiamento epocale che ha dato avvio alla costruzione di musei privati. La survey, curata da Guido Guerzoni, Flaminia Iacobucci e Irene Rotellini, ha posto 35 quesiti online a 4.741 collezionisti italiani presenti nel database Vip di Artissima, tra il 25 ottobre e il 23 novembre 2021, al quale hanno risposto 256 collezionisti (redemption del 5,4%). «Nell’ultima edizione è cambiata la metodologia – spiega Guerzoni –, grazie alla possibilità di condurre anche un’analisi desk sui dati anonimizzati del dataset di Artissima, ricavando indicazioni preziose sui profili demografici e sulle tipologie di collezioni: emerge la crescita del “collezionismo di coppia” e la nutrita presenza di main collectors donne (32%), la prevalenza di collezioni è al Nord con una polarizzazione metropolitana – Milano registra il 23% del totale, Torino il 16% e Roma il 9% – e la presenza diffusa è in altri 529 comuni di residenza».