Di seguito, riproduciamo uno stralcio della monografia sul noto artista-mecenate pubblicata da Giuliano Matteucci (Cassa di Risparmio di San Miniato, San Miniato, 1982).
Cristiano Banti, vissuto fra il 1824 e il 1904, è appartenuto a quella generazione di artisti italiani (ne facevano parte anche Fattori e Lega) che hanno saputo capire con acutezza eccezionale gli apporti di quel realismo che è nato in Francia, soprattutto con i pittori della cosidetta “Scuola del ’30”, ma per trarne suggerimenti del tutto originali. Dei Macchiaioli Banti è stato uno dei primissimi, con Signorini e Cabianca, a capire e praticare la teoria di un rapporto immediato con il mondo esterno , che permettesse di ritrovare i valori essenziali della superficie dipinta dando risalto ai rapporti di luce e di tono cromatico che sono impliciti alla percezione ottica. Questo libro, oltre che il pittore, prende di vista anche l’uomo, accompagnandolo per l’arco della sua esistenza; raramente come nel suo caso c’è una correlazione stretta fra l’opera e la psicologia, estremamente particolare, del personaggio. Ne esce un ritratto inedito, l’immagine di un Banti sconosciuto, personaggio di difficile interpretazione, data la complessità del suo carattere. Da una parte egli è stato un uomo di società, anche a causa della sua fortunata condizione economica: intorno a lui si muovono molti dei protagonisti più vivi delle nuove correnti del “realismo” e con la sua attività di studioso d’arte antica e di collezionista egli ha influenzato non poco la situazione culturale della Firenze del tempo. D’altra parte, come artista, egli aveva tendenza a chiudersi nel privato, ed è anche per questo che si è dovuti arrivare fino ad oggi per scoprirlo in tutte le sue sfumature, nella successione dei suoi vari “periodi”. Infatti la sua inquietitudine, che ne fa anche l’inaspettata modernità, lo ha portato a sperimentare delle forme d’arte che, senza indurlo a ripudiare l’originaria formazione macchiaiola, gli hanno suggerito soluzioni personali, aggiornate con le tendenze internazionali del momento. E può rivelarsi una sorpresa per molti rendersi conto che nel gruppo macchiaiolo c’è stata, oltre alle grandi personalità più ancorate alla terra d’origine, una come la sua non meno dotata di robustezza, non meno portata a rivendicare la propria originalità, capace però di assorbire i filtri segreti del simbolismo e del decadentismo europeo.
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