di Marilena Pirrelli, da Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2016
Perchè l’opera d’arte non ha un valore definito come gli immobili di pregio?Perchè ha tanti valori che oscillano a secondao di chi la valuta e del fine valutativo?Una risposta che esaudisca tutte queste domande non c’è, pur tuttavia nella valutazione ci possono essere un metodo e degli standard. Anche se nella maggior parte dei casi vi è: “una mancanza di linee guida precise sulla stesura di un documento di stima (quali sono gli elementi fondamentali da inserire?). Vi è confusione sulle termonologie (valore di mercato, valore assicurativo, ecc….). Gli Albi professionali esistenti (Cciiaa, Tribunale) non controllano e non richiedono aggiornamenti ai periti, nè regole di comportamento. Vi è una confusione sui metodi di valutazione e vi è una mancanza di uniformità nelle presentazioni degli elaborati e , infine, mancano standard condivisi e riconosciuti a livello internazionale” denunciano Lorenzo Bruschi e Roeland Kollewijn, membri di Rics (The Royal Institution of Chartered Surveyors). Rics Italia cinque anni fa si è fatta promotrice del progetto “Arts & Antiques” finalizzato alla definizione di standard univoci e riconosciuti a livello internazionale per la corretta valutazione dei patrimoni artistici pubblici e privati.
Ma ci sono delle metodologie operative per una corretta definizione economica di un’opera d’arte? “Sì ala luce degli standard internazionali di valutazione previsti da Rics”. Quali sono? “Uniformità nell’approccio di valutazione ; credibilità e omogeneità delle opinioni sul valore, formulate da valutatori in possesso dei requisiti di formazione, qualifica ed esperienza; indipendenza, obiettività, etica e trasparenza nell’approccio del valutatore; chiarezza in merito ai termini dell’incarico, delle commissioni e delle informazioni da divulgare e, infine, chiarezza in merito alla base di valore” rispondono gli esperti di Bigli ArtBroker. Tutte queste condizioni appaiono necessarie, compresa la chiarezza sullo scopo della valutazione (interessi celati) o l’uso improprio della stima (per esempio come garanzie finanziarie). Infatti, aver chiaro sin dall’inizio le ragioni per cui si giunge ad una valutazione è importante. I fini possono essere assicurativi: prima del danno (loss adjustment). Per ragioni tributarie, in occasioni di donazioni o in caso di successione e di tasse ereditarie, di divisioni del patrimonio e di divorzi. Prima di un acquisto o di una vendita. Da porre a garanzia su prestiti (banche), in cause giudiziarie, per financial reporting, per verificare e inventariare una consistenza patrimoniale. Così come per perizie, verifiche di autenticità e attribuzioni, ecc.
Quindi quando si parla di valutazione di opere d’arte non esiste un valore unico che va bene per tutte le circostanze. La stima cambia a seconda del contesto e dello scopo per cui si valuta un’opera. La valutazione a fini fiscali ha, per esempio, un valore diverso dalla valutazione a fini assicurativi. Negli Stati Uniti si distingue tra un valore assicurativo (insurance value), che è il più alto di quello fiscale perchè deve essere sufficiente a coprire il costo di sostituzione dell’opera se viene danneggiata e si vuole rimpiazzarla immediatamente con una simile (“dello stesso tipo e qualiotà”). Poi viene il valore di mercato (fair market value), usato anche per scopi fiscali, definito come la cifra per cui un venditore volontario e ben informato è disposto a vendere e per cui un acquirente volontario e ben informato è pronto a pagare. Il fair value applicato ai casi di divorzio (divorce value) è più basso perchè rappresenta il valore rimasto al venditore dopo aver sottratto tutte le spese di vendita. Segue il valore in caso di bancarotta o liquidazione, che si ha quando il tempo per vendere diventa un fattore cruciale. infine il valore di “salavataggio”(salvage) che rappresenta il valore residuo dopo che l’opera ha subito un danno.
Ma quali sono le variabili che influenzano la valutazione?
“Il mercato di un opera più si allarga più cresce il valore dell’arte (locale, regionale, nazionale, internazionale) – proseguono gli esperti di Rics-. Bisogna sapere che il valore economico delle opere non sempre ne riflette il valore artistico o culturale. Il mercato nazionale poi ha dinamiche e logiche diverse (il vincolo della notifica dopo i 50 anni di vita dell’opera, ndr) da quello internazionale. Il valore cambia nel tempo e nello spazio ed è necessario un monitoraggio costante del mercato, anche perchè il gusto e la moda influenzano i valori. In senso negativo influiscono la mancanza di dati o dati inquinati relativi all’opera, la mancanza di materiale paragonabile e la diversità degli oggetti unici, le fluttuazioni economiche e il marketplace, la legislazione e la tassazione localmente differente e la soggettività di giudizio”.
Le criticità e le sfide per il valutatore?
“Trovare e selezionare dati affidabili di transazioni di opere d’arte simili, soppesare caratteristiche eterogeneee soggettive, equilibrare discrepanze, filtrare effetti di marketplace, giurisdizione locale e timing per arrivare a una valutazione motivata e solida”.concludono Bruschi e Kollewijn.