Tedesco Michele (1834-1918). Biografia. Quadri in vendita.
“Michele Tedesco nacque, nell’agosto del 1834, a Moliterno, da genitori non doviziosi e per avventura nemmeno concordi: suo padre difatti disertò la casa all’improvviso, vendette alla meglio quanto possedeva, abbandonò la povera moglie e non più ricomparve dopo quell’atto insano.
Il bambino fu accompagnato, in tenerissima età, al vicino villaggio di Spinoso, e lì, dalla madre, affidato a un fratello di costei.
A Napoli, ove lo zio materno s’era fermato e lo aveva richiamato, il giovanetto intraprese i suoi studii artistici, mentre più regolarmente vi andava compiendo quelli letterarii.
L’arte cominciò qui a conoscere in casa d’un professor Bova, il quale tuttavia non ve lo potette che solo iniziare: poi lo accolse l’Istituto di Belle Arti, ed egli vi rimase ad apprendere, sovvenuto dalla sua provincia con una pensione che non andava oltre le trenta lire mensili.
Compì all’Istituto tutti gli studii i quali gli bastarono per per mettergli di concorrere finalmente al pensionato di Roma.
La rivoluzione del sessanta disseminava, fra tanto, per l’Italia la maggior parte de’ suoi compagni: quale andò soldato, quale mutò professione, quale portò altrove, emigrando da Napoli, i suoi ardori, o le indagini sue preferite.
E Michele Tedesco lasciò Napoli anch’egli.
Fu mestieri che egli s’inscrivesse, con parecchi altri, al battaglione delle Guardie Nazionali il quale, appunto, moveva verso Firenze, la città che lungamente egli aveva intuito a traverso i libri e che a momenti gli si sarebbe svelata in tutta la sua suggestiva gentilezza d’arte e di parola, illuminata ancor più dall’entusiasmo patriottico.
Lo aspettava a Firenze l’Abbati; quivi erano già altri amici, quivi altri studii avrebbe completato, quivi il miraggio d’una sorte migliore, d’u più degno e più lieto avvenire.
Fra tanto, l’opera dell’immaginoso e studioso ricercatore s’era pur andata compiendo in una forzata solitudine, e non era stata meno attiva e men degna tra’ silenzii malanconici ma ispirativi della campagna ov’egli s’era ritratto, in vicinanza di Careggi.
E fu precisamente l’Anacreonte che, a un tratto, mise in relazione il Tedesco con Giulia Hoffmann, arrivata di fresco dalla Germania a Firenze, ov’ella si proponeva di continuare i suoi studii di pittura.
Due spiriti e due cuori s’intesero.
Firenze e Napoli, così a Michele Tedesco come alla sua signora, hanno, se non precisamente offerto le inspirazioni più numerose e particolari de’ loro dipinti, albergato più a lungo la loro fatica.
Così non saprei dimenticare quelle piccole tele fiorentine che intorno al 1864 Michele Tedesco intitolava or Visita alla nutrice, or la Cucitrice, ora Una mattinata alle Cascine- deliziose parentesi alle concezioni dei quadri storici, e opere di grazia e di dolcezza che nell’eclettismo ammirabile d’un artista gentile stanno come quelle opere con cui la sua compagna rientra, sul suo esempio filosofico, nella vita e nelle sue più dolci manifestazioni.”
Michele Tedesco morì nel 1918 a Napoli.
Salvatore Di Giacomo, Giulia Hoffman Tedesco, Michele Tedesco, L’Opera, 1915
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