“Hanno visitato la raccolta Ardengo Soffici con Morandi e Palma Bucarelli”
Giovanni Querci, 1958
Se nel panorama dell’industria tessile del primo Novecento il nome di Giovanni Querci brilla per intraprendenza e lungimiranza, in quello del collezionismo s’impone per l’importante raccolta creata approvvigionandosi direttamente dagli artisti. Il valore critico del prezioso compendio è attestato anche dagli illustri visitatori del “Quercetino”, la grande villa presso Filettole nella campagna pratese, vero e proprio museo privato, dove venivano ammessi solo visitatori d’eccezione, tra i quali spiccano alcune personalità del mondo dell’arte e del collezionismo: Ardengo Soffici, Morandi, Pietro Bugiani, il noto restauratore Leonetto Tintori, il barone palermitano Francesco Morra di Capobianco, Palma Bucarelli e Mario Borgiotti. A richiamare una rappresentanza culturale di tale prestigio era, oltre il numero di opere riunite – ben oltre trecento – la concentrazione di lavori riconducibili ad artisti che si caratterizzavano per potenzialità e originalità espressiva. È il caso di Mario Puccini e Oscar Ghiglia, personalità fuori dagli schemi anche dal punto di vista umano, interpreti di una pittura frutto dell’evoluzione più avanzata dell’alveo toscano creatosi attorno a Fattori, presente anch’egli con oltre venti opere.
Parte di una produzione tanto eccelsa è riunita nella mostra Opere della collezione Querci. Da Fattori a Ghiglia, dove a parlare del gusto e dell’intuizione di Querci è una preziosa selezione della quadreria. Non a caso Puccini e Ghiglia prevalgono con paesaggi e nature morte – Castiglioncello e Pagliai al sole del primo, Natura morta con arance e limoni, Magnolia e Natura morta con violino e drappo del secondo – che ne confermano l’idea di una pittura nata da atmosfere rarefatte e spazi di ambito locale, ma di respiro europeo. Si aggiungano alcune tra le testimonianze rappresentative di Fattori, come l’inedito Tamerici, Barche in secco e Paesaggio con bovi, poli estremi di un percorso all’insegna della modernità. A corollario, Sul molo di Lorenzo Viani che tra i primi osa andare oltre la visione del maestro sull’onda delle poetiche e dei drammi del nuovo secolo.