Toma Gioacchino (1836-1891). Biografia. Quadri in vendita.
Gioacchino Toma nacque a Galatina (Lecce) il 12 gennaio 1838.
Rimasto orfano a soli sei anni, iniziò lo studio della pittura nell’Ospizio dei Poveri di Giovinazzo.
Giunto a Napoli nel 1855, esercitò il mestiere di pittore ornamentali sta presso Alessandro Fergola.
Per quest’ultimo realizzò soprattutto “trasparenti” ossia tende da finestre, parzialmente decorate con arabeschi, paesaggi o figure.
Considerato per sbaglio un cospiratore antiborbonico, fu confinato a Piedimonte d’Alife dove conobbe alcuni aristocratici che lo spinsero nelle file della Carboneria.
Tornato a Napoli, frequentò l’Accademia di Belle Arti e nel 1860 fu ufficiale combattente nella Legione dei Garibaldini.
Da quest’ultima esperienza trasse l’impulso ad abbandonare la pittura accademica spinto dal forte bisogno di narrare la realtà circostante (Un prete rivoluzionario, 1861; I figli del popolo, 1862, Bari, Pinacoteca Provinciale).
Visse poi in disparte, ritirato per circa un decennio di cui niente sappiamo se non che insegnò disegno nell’Ospizio Femminile San Vincenzo Ferreri di Napoli.
Fu presente a Parigi all’Esposizione Universale del 1867.
Nel 1865 cominciò a dedicarsi all’insegnamento del disegno applicato nella Scuola operaia di arti e mestieri nell’ex convitto Cirillo e nella Scuola di ricamo dell’ospizio femminile di San Vincenzo Ferreri.
Cinque anni dopo tornò al pubblico con opere che sottolineano una maggiore vena intimista (La ruota dell’Annunziata, Il viatico dell’orfana e la seconda versione di Luisa San Felice in carcere, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna).
Dal 1878 fu insegnante all’Accademia di Napoli e espose numerose opere alle mostre della Promotrice S. Rosa fino al 1891 (Onomastico della maestra, 1879;Il romanzo nel chiostro, 1888).
Nell’ultimo decennio della sua carriera eseguì parecchi studi di ritratti e ricerche paesaggistiche.
Gioacchino Toma morì a Napoli nel gennaio del 1891.
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Spadini Armando (1883-1925). Biografia. Quadri in vendita.
Armando Spadini nacque a Firenze in via della Chiesa n.51, nel quartiere di San Frediano, nel 1883.
Era noto per il temperamento focoso e testardo.
Infatti dopo quattro anni d’apprendistato nella fabbrica di terrecotte e maioliche artistiche di Jafet Torelli, si iscrisse alla scuola professionale di Santa Croce, sezione di Decorazione.
Qui rimase per tre anni.
Incurante dei consigli dei professori che lo avrebbero voluto cesellatore, Spadini frequentò la Scuola Libera di Nudo, dove conobbe Ardengo Soffici.
Nel 1901 partecipò al concorso bandito da Alinari per illustrare due canti della Divina Commedia.
Conquistò il secondo posto dietro Alberto Zardo.
Grazie a Adolfo De Carolis, titolare della cattedra di Ornato all’Accademia di Belle Arti, entrò in contatto con Papini, Prezzolini e Cecchi.
Divenne così illustratore della loro rivista Leonardo.
Un impegno che neppure il servizio militare (1904-’05) riuscì a limitare.
Alla fine del 1905 disegnò per Papini il frontespizio de Il Crepuscolo dei Filosofi.
La partecipazione nel 1907 al concorso per il Pensionato artistico nazionale non gli fruttò la vittoria.
Ottenne però un premio in denaro che impiegò per il matrimonio con Pasqualina Cervone, allieva di Giovanni Fattori all’Accademia di Belle Arti.
La partecipazione allo stesso concorso tre anni più tardi e la vittoria conseguita gli permisero di stabilirsi a Roma.
Qui utilizzò sua moglie come modella per una serie di importanti ritratti.
Ricordiamo La Fidanzata, 1906, Ritratto della moglie in abito da sposa, 1908, Dormiente, 1909 e infine le due tele del Mosè dove ogni figura di donna è Pasqualina ritratta in posizioni diverse.
Nel 1911, grazie alla nomina dell’amico Cecchi a redattore de La Tribuna, Spadini riuscì ad inserirsi nel mondo artistico romano facente capo al Caffè Aragno.
Sempre grazie al Cecchi conobbe il Senatore Olindo Malagodi.
Questo sarà più di un semplice collezionista, assicurandogli nel ’21 un vitalizio di tremila lire al mese in cambio di una parte della produzione artistica.
Ciò permetterà all’artista fiorentino di risollevarsi dai tanti disagi economici tra cui l’abbandono della cattedra vinta nel ’20 presso l’Istituto di Belle Arti di Firenze, a causa dell'intolleranza verso le regole dell’istituto .
Nel 1922 espose alla Primaverile Fiorentina tre dipinti (Ritratto di bambina, Paese e Bovi nella stalla) insieme al gruppo di Valori plastici (Carlo Carrà, De Chirico, Giorgio Morandi etc.).
L’anno seguente partecipò all’Esposizione italiana di Belle Arti a Buenos Aires.
Nel 1924 prese parte alla Biennale veneziana con una mostra individuale allestita nella V sala del Palazzo dell’Esposizione.
Nello stesso periodo Spadini offrì la propria collaborazione per il primo numero della rivista Galleria (supplemento al "Corriere Italiano").
Soffici, che ne era il direttore, scelse un disegno di Spadini per la copertina e pubblicò un’intervista al pittore sul tema delle ”belle donne”.
Armando Spadini morì a Roma nel 1925 per una nefrite.
E'sepolto nel cimitero di Poggio a Caiano.
CATALOGO OPERE:
Giardini del Pincio
Famiglia a Villa Borghese
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Signorini Telemaco (1835-1901). Biografia. Quadri in vendita.
Telemaco Signorini nacque a firenze nel 1835. Fin dall’infanzia , a differenza della maggior parte dei rappresentanti del gruppo macchiaiolo, dimostrò di beneficiare di un grande privilegio crescendo, grazie al padre, pittore presso il granduca, in un ambiente culturalmente qualificato.
Furono suoi compagni di giochi, nel parco della villa Demidoff, Anatolio Scifoni e i fratelli Gordigiani che rivedrà al caffè Michelangiolo.
Nel '46, attraverso la zia Maddalena Pelzet, incontrò il poeta tragico Giovan Battista Niccolini, dal quale trasse la passione per la letteratura.
Frequentò con entusiasmo il Collegio degli Scolopi i con Giosuè Carducci, Giuseppe Sacchetti, Stanislao Pointeau, Augusto Arnaud e il più giovane Diego Martelli.
Abbandonati, però, su pressione del padre, gli studi letterari, dall’inizio degli anni Cinquanta si dedicò interamente alla pittura, prima sotto la guida di quest’ultimo e di Gaetano Bianchi che lo mise in contatto con Odoardo Borrani poi, all’Accademia fiorentina dove conobbe alla Scuola di Nudo Giovanni Fattori e Adriano Cecioni.
Dal ’53 si recò con Borrani e, dall’anno seguente, anche con Cabianca, a dipingere all’aperto nella campagna di Certaldo e San Gimignano.
Frequentatore del Caffè dell’Onore, del Michelangiolo, oltre che della quadreria del Principe Demidoff, Telemaco Signorini dal ‘55, prese studio in via della Pergola.
Qui strinse un legame particolare con il suo vicino Vito d’Ancona con il quale si recò a Venezia nel '56.
Incontrò Leighton, Abbati , Gamba e, visitando musei e palazzi, eseguì una serie di studi d’architettura, caratterizzati da forti contrasti chiaroscurali.
Separatosi da D’Ancona, a Milano conobbe Gerolamo Induno e, dopo una breve tappa in Piemonte e a Genova, alla fine dell’anno fece ritorno a Firenze.
Qui seppe che i dipinti, Il ponte delle Pazienze a Venezia e Casa Goldoni, erano state scartate alla Promotrice “per eccessiva violenza di chiaroscuro”.
Dopo aver preso parte come artigliere alle vicende belliche del ’59, nell’estate dell’anno seguente in Liguria dimostrò di ampliare i campi della sua ricerca dal vero a fianco di Banti e Cabianca con opere quali Acquaiole a La Spezia e Pescivendole a Lerici nel golfo di La Spezia.
Con loro, nel ’61, si recò a Parigi per visitare il Salon.
Fecero sosta a Torino dove, alla Promotrice, riportò un grande successo con L’abbeveratoio e Il quartiere degli Israeliti in Venezia.
In Francia ammirò le opere di Corot, Decàmps, Troyon e Daubigny, dimostrandosi fortemente attratto dalla pittura di paesaggio.
Rientrato a Firenze, si orientò quindi verso un’interpretazione più pacata della natura, di cui sono esempio quadri come I pascoli a Castiglioncello, ispirati al paesaggio circostante la tenuta di Diego Martelli e le impressioni tratte dal vero, nella campagna di Piagentina, alla ricerca di quello che egli definiva un “realismo migliore”.
I primi risultati di questi studi condotti in comunione d’intenti con Lega, Abbati, Sernesi e Borrani e intensificati dopo il suo trasferimento in un’abitazione fuori porta alla Croce furono i dipinti esposti alla Promotrice fiorentina del ’62 con i titoli Sulle rive dell’Arno in primavera e I campagnoli in giorno di festa, cui seguiranno, nel ’63, Le Porte Sante, La raccolta di ulive, La luna di miele e Felici voi galline che non andate a scuola e, nel ’68, Un giorno di vento, Una mattinata sull’Arno e La sera.
Dal ’62 iniziò un’intensa attività come critico d’arte e polemista.
Si fece infatti portavoce delle idee più all’avanguardia del movimento macchiaiolo sul Gazzettino delle Arti del Disegno, sul Giornale Artistico e sulla Nuova Europa.
Pubblicò nel ’71, una raccolta di sonetti dal titolo Le 99 discussioni artistiche e, nel ’93, il volume Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo.
Grazie all’amicizia con Enrico Nencioni e con Isabella Falconer, si infittirono le sue relazioni con alcuni acquirenti inglesi.
Nel ‘65, dimostrando un sicuro aggiornamento al linguaggio “europeo”, Telemaco Signorini eseguì La sala delle agitate al San Bonifazio in Firenze, che, segnalata da Martelli sulla “Rivista Europea”, colpì favorevolmente Degas il cui influsso sarà palese nella Toilette del mattino.
Continuò ad esporre alle Promotrici di Firenze, Torino e Milano, pur assentandosi sempre più spesso dall’Italia per frequenti viaggi in Francia e, dall’81, anche in Scozia e Inghilterra, dove realizzò le vedute di Bath, Leith e Edimburgo.
Con il passare degli anni, intanto, l’analisi del vero si fece sempre più puntuale e rigorosa fino a mettere a fuoco, con un’attenzione lenticolare, ogni dettaglio.
Fu allora che, dedicandosi solamente alla pittura di paesaggio, divise il suo tempo tra Riomaggiore, Pietramala, Settignano e l’isola d’Elba, dove trasse numerosi studi per il Bagno penale di Portoferraio, una delle tele nelle quali appare più evidente l'interesse per la condizione umana.
Dimostrò intanto un’attenzione crescente per l’incisione.
Nel ‘92 divenne professore presso l’Istituto Superiore del Magistero Femminile di Firenze, carica che mantenne fino al ‘95.
Da questo momento rinverdì i legami con vecchi amici e ne instaurò di nuovi con Giorgio Kienerk, Angelo Torchi e Plinio Nomellini.
Telemaco Signorini morì a Firenze nel 1901.
CATALOGO OPERE:
Il rio a Riomaggiore
Ragazza col vezzo rosso
Villa toscana
La toilette del mattino
Strada alla Capponcina
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Sernesi Raffaello (1838-1866). Biografia. Quadri in vendita.
Raffello Sernesi nacque a Firenze nel 1838. Nel 1856 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti frequentando la scuola di statua diretta da Antonio Ciseri. Contemporaneamente iniziò il lavoro di incisore presso l’officina Mariotti. Nel ’58 abbandonò però gli studi poiché, con la morte del padre, dovette occuparsi del sostentamento della famiglia.
Questa necessità fece si che la sua attività artistica fosse molto limitata per tutta la sua breve vita. Inizialmente si esercitò nei ritratti familiari seguendo gli insegnamenti del Ciseri e esprimendo una certa modernità realistica - già palese nell’Autoritratto del ’58, nel Ritratto della madre, in quello di Bettino Ricasoli e della Sorella Olimpia.
L’amicizia con Telemaco Signorini e Odoardo Borrani e le sue assidue frequentazioni con gli artisti del Caffè Michelangelo alimentarono i suoi ideali risorgimentali e la sua necessità di un rinnovamento della pittura che, per essere autentica, come Sernesi sosteneva, doveva essere all’aperto , a contatto con la natura. Nell’estate del ’61 partecipò alla Promotrice di Firenze e all’esposizione di Brera , rispettivamente, con Il settembre e Pastura in montagna , entrambe di influenza macchiaiola.
Nel 1862 fu presente alla Promotrice di Torino con Paese con animali e andò per pochi giorni a Napoli sperando di vendere una medaglia commemorativa di Garibaldi. Tornato a Firenze si recò occasionalmente a dipingere a Pigentina con Lega, Borrani, Abbati e Signorini; , nel 1864 trascorse un periodo nella tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello. Qui lavorò molto e presentò all’esposizione della Nuova Società Promotrice di Firenze quattro studi dal vero tra cui Marina di Castiglioncello da Rosignano e Castiglioncello dalla punta della Bocca. L’ultima presenza pubblica del pittore toscano si ebbe nel 1865 all’esposizione di Brera con il dipinto Sull’aia.
Nel 1866 il sentimento patriottico lo spinse ad arruolarsi volontario nella guerra contro l’Austria. Venne ferito ad una gamba ma si oppose all’amputazione e, mutilato troppo tardi, morì di cancrena il 14 agosto 1866 prigioniero all’ospedale di Bolzano.
CATALOGO OPERE :
Pagliai a Castiglioncello
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Segantini Giovanni (1858-1899). Biografia. Quadri in vendita.
Giovanni Segantini nacque a Arco (Trento) nel 1858.
Rimasto orfano giovanissimo, passò parte dell'infanzia al Riformatorio Marchiondi di Milano.
Si occupò di lui poi il fratellastro Napoleone, che lo fece lavorare nel suo laboratorio fotografico.
Tornato a Milano, nel 1875 fu garzone presso la bottega dell’artigiano decoratore Luigi Tettamanzi e insegnò disegno all’Istituto Marchiondi.
Frequentò poi i corsi di Giuseppe Bertini all’Accademia di Brera di Milano e strinse amicizia con Emilio Longoni.
Il suo talento artistico venne riconosciuto grazie al dipinto Il coro della chiesa di sant’Antonio, premiato a Brera nel 1879.
Notato dai fratelli Grubicy, poté instaurare con loro un lungo rapporto di collaborazione che ne influenzò favorevolmente la carriera.
Nel 1880 iniziò a convivere con Bice Bugatti che sarà sua compagna per tutta la vita.
Grazie all’aiuto economico di Vittore Grubicy, si trasferì nel 1880 a Pusiano, in Brianza.
Qui, con l’amico Longoni trovò nuovi spunti pittorici .
Si ricordino infatti La vigna, Bellinzona, Svizzera, Civica Galleria d’Arte Moderna e L’Ave Maria a trasbordo (premiata con medaglia d’oro ad Amsterdam nel 1883).
Nel 1885, quando gli nacque il figlio Mario, realizzò il suo quadro più celebre, Alla Stanga, premiato ad Amsterdam e acquistato dal governo italiano.
Le numerosi partecipazioni a esposizioni londinesi e parigine ne aumentarono la fama.
Prediligeva soggetti di vita agreste, riguardanti il lavoro dei campi, il pascolo, la tosatura.
Sarà proprio la ricerca di atmosfere ricche di una luce limpida a indurlo a trasferirsi a Savognino, nel Cantone dei Grigioni .
Qui realizzerà Ritorno all’ovile, 1888, St. Gallen, Otto Fishbacher Stiftung e Le due madri, 1889, Milano, Galleria d’Arte Moderna.
Il Simbolismo che pervade le sue opere gli assicurò una diffusa notorietà internazionale.
Nel 1894 si trasferì al Maloja in Engadina, dove continuò a dipingere.
Sono infatti di questo periodo L’angelo della vita, 1894 e L’amore alla fonte della vita, 1896, entrambi a Milano, Galleria d’Arte Moderna)
Affascinato da quei luoghi incontaminati e solitari e incantato dal meraviglioso paesaggio delle Alpi svizzere, progettò quindi nel 1900, per l’Exposition Internazionale di Parigi, la grande opera il Panorama dell’Engadina.
Non riuscì mai a realizzarlo a causa della scarsità di fondi versati dagli albergatori engandinesi.
Non rinunciò comunque all'ambizioso progetto cominciando a lavorare al Trittico della natura, rimasto anch’esso interrotto per la sopraggiunta morte.
Giovanni Segantini morì a Schafberg (Svizzera) nel 1899.
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Ranzoni Daniele (1843-1889). Biografia. Quadri in vendita.
Daniele Ranzoni nacque a Intra (Novara) nel 1843.
Di umili origini, si appassionò fina da piccolo all’arte del disegno sotto la guida del pittore Litta.
Appena tredicenne, grazie all’aiuto di facoltose famiglie locali, s’iscrisse all’Accademia di Brera.
Qui strinse amicizia con altri studenti quali Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi e Medardo Rosso.
Nel 1857 ottenne il primo premio per la scuola di ornato.
Tranne un breve periodo trascorso all’Accademia Albertina di Torino ( dove, secondo quanto riportato in seguito da Vittore Grubicy, fu fortemente influenzato dalla pittura di Antonio Fontanesi), continuò gli studi a Milano fino al 1863.
Nel 1864 rientrò nella città natale dove aprì un piccolo studio.
Nel 1865 con il pittore-fotografo Giacomo Imperatori fondò il "Circolo dell'Armonia" che riuniva pittori, musicisti, fotografi, scrittori e professionisti vari.
Oltre a dipingere insegne di locande, carri carnevaleschi e scene teatrali, Ranzoni si dedicò principalmente ai ritratti.
La svolta nella sua carriera artistica avvenne con ’incontro con l’aristocrazia straniera, specialmente con i principi Troubetzkoy.
Nella villa sul lago di quest'ultimi, in un'atmosfera di serenità e di grande fermento culturale, Ranzoni si stabilì a partire dal 1873.
Si prese cura dell'educazione dei principini Pierre, Paolo e Gigi e, contemporaneamente, potè dedicarsi al lavoro e partecipare alla vita di società aristocratica e cosmopolita dei suoi protettori.
Fu questo un periodo di copiosa produzione (I Pizzoni e il Sasso di ferro veduti da villa Ada sul lago Maggiore, Chalet della villa Ada, 1871; Ritratto di fanciulli con cane, 1874, Milano, Galleria d’Arte Moderna).
Alla fine del 1877, su insistenze della famiglia Medlycott che soggiornò in quell'anno nei pressi di villa Troubetzkoy, Ranzoni decise di trasferirsi in Inghilterra.
Fu ospite, nel Somerset, prima dei Medlycott, nella dimora di Ven House e poi dei Paget a Crammore Hall; successivamente nel palazzo di Edward Wood nello Shropshire e poi nel Kent presso i Nevill diventando così il ritrattista più richiesto dalla nobiltà terriera inglese.
Il rifiuto però, nel '79, della Royal Academy di esporre alcuni suoi dipinti alla rassegna annuale lo spinse a rientrare in Italia.
Qui soggiornò spesso nella villa comasca dei fratelli Pisani Dossi in un clima di vivace e fervido dibattito culturale.
Risalgono a questo felice periodo il Ritratto della contessa Arrivabene, della signora Pisani Dossi della giovinetta in bianco etc.
Le forti depressioni a cui era soggetto cominciarono però a peggiorare.
Daniele Ranzoni morì il 29 ottobre del 1889 in totale solitudine.
CATALOGO OPERE: Al Balcone. I curiosi - Al balcone. Le curiose
ANTOLOGIA CRITICA: Focus su daniele Ranzoni
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Puccini Mario (1869-1920). Biografia. Quadri in vendita.
Mario Puccini nacque a Livorno nel 1869.
Considerata la personalità di maggior temperamento ed estro tra i Postmacchiaioli, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1884 con Giuseppe Pellizza da Volpedo e Plinio Nomellini.
Esordì nel 1887 con uno Studio di testa presentato alla Società d’Incoraggiamento.
Diplomatosi nel 1892, partecipò ad alcune esposizioni fiorentine (Ave Maria, 1888, collezione privata; Studio di testa, 1889) frequentando nel frattempo la "Scuola Libera di Nudo".
Dal 1893 al '98 subì però numerosi ricoveri in ospedali psichiatrici a causa di gravi crisi depressive.
Di quegli anni rimangono solo alcuni ritratti.
Nel 1901 partecipò alla Mostra di Livorno con Paese del Gabbro.
Nel 1907 si trasferì nel livornese Borgo Cappuccini mantenendosi con attività artigianali e frequentando l’ambiente artistico del Caffè Bardi.
Proprio per questo locale realizzerà la decorazione della sala interna con una grande tela e due disegni a carbone.
L’apprezzamento di cui godeva da parte di collezionisti fiorentini (primo fra tutti Sforni) e mercanti-amatori (Mario Galli, Romolo Monti ecc.) gli permise di vendere le sue opere.
Nel 1912 fu ospite, a Digne, del fratello Amedeo; in questo periodo firmò i suoi lavori con il soprannome “Pochein”.
Rientrato in Italia partecipò a numerose rassegne espositive a Genova (1912), Livorno (1913, II Mostra d’Arte ai Bagni Pancaldi), Firenze e Roma.
Mario Puccini morì nel 1920 nell’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze , per una polmonite a lungo trascurata.
CATALOGO OPERE: Il bindolo, Marina di Castiglioncello.
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Puccinelli Antonio (1822-1897). Biografia. Quadri in vendita.
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Antonio Puccinelli nacque a Castelfranco di Sotto (Pisa) il 19 marzo 1822.
Ricevette i primi insegnamenti da Giuseppe Bezzuoli all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Qui, dal ’39, frequentò le lezioni di "Elementi del disegno" e successivamente la"Scuola delle Statue".
Passò poi, sotto la guida del Bezzuoli, alla "Scuola di Pittura".
Primeggiò, nel’41, al concorso di emulazione con il perduto Giotto che fa il ritratto a Dante nella Cappella del Bargello.
Nel ’46, vinse al Concorso Triennale con il Mosè ancor Bambino calpesta la corona di Faraone.
Entrò in contatto con la Scuola Pia dei Padri Scolopi di Volterra già dal ’44.
Dipingendo per uno dei suoi protettori Sant’Anna che insegna a leggere a Maria Bambina, nel giro di breve tempo ricevette parecchie commissioni.
Tra i frequentatori del Caffè Michelangiolo, ben presto maturò il suo sentimento politico come attestano il ritratto di Curio Nuti e quello di Emilio Donnini, eseguiti nel ‘48.
A quell’anno risale, inoltre, il debutto alla Promotrice fiorentina con un dipinto dal titolo Italia.
Partecipò inoltre all’esposizione accademica con un Ritratto maschile e Colombo al convento di Santa Maria della Rabida.
Vinto, nel ’49, il Concorso per il posto di studio a Roma, vi rimase fino al ‘52.
Fu allora che, pur fedele nei dipinti ufficiali ai dettami dell’Accademia, sembrò preferire all’estrema minuzia e nitidezza dell’esecuzione uno stile vivace e immediato.
Applicò infatti ,per la prima volta, nella Passeggiata del muro torto, a un soggetto di vita moderna una maniera sintetica abbreviata caratterizzata da forti contrasti luministici, tipica fino a quel momento del bozzetto del quadro di storia.
Concluso il perfezionamento con un breve soggiorno a Venezia, dove rimase colpito dal colorismo dei pittori antichi, rientrò a Firenze.
Qui aprì, nel ’53, uno studio in via Chiappina (poi Valfonda) che manterrà per tutta la vita, chiamandovi a collaborare suo fratello Puccio, anch’egli pittore.
S’inaugurò così un periodo favorevole per la sua carriera artistica anche sotto il profilo economico.
Apprezzato tra i committenti stranieri dipinse, infatti, per l’inglese Francis Joseph Sloane L’Accademia platonica.
Questo fu il primo di una serie di soggetti medicei che, destinati alla restaurata villa di Careggi, gli varranno la nomina all’Accademia fiorentina.
Eseguì, inoltre, alcune tele di minore formato, per lo più ritratti.
Tra questi, quello della prima moglie Francesca Guasconi, che sposerà a Bologna nel ’62, dopo dieci anni di convivenza.
Risalgono allo stesso momento una serie di nudi e di studi di figure femminili.
Vale la pena ricordare La tradita, La visita, La bagnante, Il risveglio e Leda sorpresa dal Cigno.
Nel ’58 Antonio Puccinelli tra i promotori, con Enrico Pollastrini e Antonio Ciseri, della rivista "Ricordi fotografici degli artisti contemporanei in Toscana"che ebbe, però, vita brevissima.
Tre anni dopo presentò alla Promotrice fiorentina il Ricordo amoroso, successivamente premiato con una medaglia d’oro a Bologna.
Nello stesso perido partecipò alla Prima Esposizione Nazionale con l’Accademia Platonica,Lucrezia Borgia, Leone X a Careggi e due ritratti.
Nel giugno dello stesso anno fu nominato Professore di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Da quel momento, divise il suo tempo tra l’insegnamento e i soggiorni in Toscana, prima a Firenze, dove sua moglie continuò a vivere fino alla morte e poi a Pistoia.
Qui si legò di un’amicizia particolare con Luigi Ganucci-Cancellieri e Giovanni Ruffino e dove, nell’ottobre del’66, sposò in seconde nozze Adelaide Badioli.
Proprio nell’ambiente pistoiese videro la luce, oltre a alcuni quadri di argomento storico e a non pochi ritratti per la ricca committenza locale, opere quali Ritratto di Nerina Badioli, Villa Petrocchi e le varie versioni del Chiostro dell’Ospedale del ceppo.
In questi dipinti la rigida impostazione purista lasciò il posto ad un’immediatezza espressiva vicina a quella dei Macchiaioli.
Nel 1867 partecipò con Enrico Pollastrini e Stefano Ussi all’esposizione di Parigi.
Nel ’75, fedele alla tradizione neoclassica, si provò ancora nell’affresco, portando a termine la Liberazione di San Pietro e il Martirio di San Paolo per la cappella degli Alluminati nella Chiesa della Madonna dell’Umiltà di Pistoia.
Sempre a Pistoia, collaborò con Demostene Macciò e Pietro Ulivi alla lunetta del Beato Andrea Franchi per la Chiesa di San Paolo.
Continuò inoltre a lavorare per l’aristocrazia volterrana.
Nel’ 97, chiesto il pensionato dall’Accademia di Bologna, si ritirò definitivamente a Firenze.
Antonio Puccinelli morì nel 1897 a Firenze.
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Palizzi Filippo(1818-1899). Biografia. Quadri in vendita.
Filippo Palizzi nacque a Vasto (Chieti) nel 1818.
Iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1836, l’abbandonò poco dopo per frequentare la Scuola Libera di Giuseppe Bonolis, artista abruzzese che aveva una scuola privata in opposizione sia all’insegnamento dell’Accademia , sia a quello post-posillipiano.
Dopo le prime opere di chiaro stampo accademico, nel 1839 esordì alla Mostra Borbonica con il dipinto Studio di animali.
A questo seguirono Due pastori e Pastore che beve(1841).
Nello stesso anno il Re acquistò Il mese di maggio, commissionandogli anche Ritorno dalla campagna.
Si trasferì poi in Basilicata per studiarne i costumi locali, proseguendo il viaggio, al seguito del principe Maronsi, in Moldavia, Romania, Grecia, Turchia e Malta (Veduta della Valletta, 1842, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna).
Il contatto mantenuto con il fratello Giuseppe e le ripetute visite in Francia lo avvicinarono alla scuola di Barbizon.
Dal 1845, convinto sostenitore del plein air, Filippo Palizzi realizzò numerosi paesaggi traendo ispirazione da Cava dei Tirreni.
Qui si recava infatti ogni anno da luglio a novembre.
Nel 1861 fu tra i fondatori con Morelli e Smargiassi, della Società Promotrice di Belle Arti di Napoli.
In questa presentò , nel corso degli anni, alcune opere:Armenti, 1862;Mastino di guardia, 1864;Carica di cavalleria, 1867.
Sempre nel 1867 inviò a Parigi alcune dipinti tra cui Dopo il diluvio (Napoli, Museo di Capodimonte), nei quali risultano ben chiare le sue doti di pittore animalista.
Nel 1868 diventò docente presso il Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, dimettendosi nel 1880 per assumere la direzione del Museo Artistico Industriale Scuole Officine che aveva fondato nel 1878 con Gaetano Filangeri e Domenico Morelli.
Sin dagli anni ’60 lavorò come ceramista e incisore di acqueforti.
Nel 1892 donò alla Galleria d’Arte Moderna di Roma 256 dipinti realizzati dalla giovinezza alla maturità e, nel 1898, pochi mesi prima di morire, 118 opere al Real Istituto di Belle Arti di Napoli.
Filippo Palizzi morì a Napoli nel 1899.
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Nomellini Plinio (1866-1943). Biografia. Quadri in vendita.
Plinio Nomellini nacque a Livorno nel 1866.
Frequentò a Livorno la scuola d’Arte e Mestieri e i corsi di disegno del pittore Natale Betti.
Si spostò poi a Firenze grazie ad una borsa di studio ottenuta con l’aiuto di quest'ultimo e studiò con Giovanni Fattori.
In quel periodo strinse amicizia con Silvestro Lega e Telemaco Signorini con i quali frequentava la trattoria “del Volturno”.
Questo era un ritrovo per i giovani che prendevano parte attiva ai dibattiti dell’ambiente dei maturi Macchiaioli.
Al 1886 risale il suo esordio alla Promotrice fiorentina ma è solo due anni più tardi che sollevò l’interesse critico con il dipinto Il fieno (inviato anche all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori).
Nel 1890 si trasferì a Genova, attratto dal “movimento continuo delle sue rive e del porto” - come scrisse nel 1890 in una lettera a Signorini - dove mise a punto il suo metodo divisionista grazie alla vicinanza di Pellizza da Volpedo.
Gli anni iniziali del soggiorno genovese furono particolarmente ardui, in particolare per le gravi difficoltà economiche.
I suoi interessi spaziavano dai temi ispirati alla umile vita della classe operaia (Mattino in officina, La diana del lavoro), a motivi onirici e fantastici (La colonna di fumo, 1900, Piacenza, Galleria Ricci Oddi).
Nel 1894 Plinio Nomellini fu arrestato per aver partecipato a riunioni anarchiche; nel carcere di S. Andrea, dove rimase per alcuni mesi, eseguì le più note tra le sue poche incisioni.
In seguito, grazie alla partecipazione annuale alle esposizioni della Promotrice di Genova, si impose all’attenzione della critica nazionale.
Nel 1898 Plinio Nomellini fu infatti invitato all’Esposizione di Torino e l’anno successivo riscosse il primo grande successo alla Biennale di Venezia, dove la sua Sinfonia della luna, venne acquistata dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
Tre anni più tardi lasciò Genova per stabilirsi a Torre del Lago, dove frequentò personaggi illustri, come Giacomo Puccini, per cui decorò una sala della villa a Torre del lago, Pietro Mascagni, che acquisterà due sue importanti opere (Piazza Caricamento e Garibaldi), Galileo Chini, Lorenzo Viani e Giovanni Pascoli.
Cinque anni dopo ricevette l’incarico di allestire alla Biennale di Venezia una sala che ebbe per tema l’Arte del Sogno.
A tale impresa collaborarono Chini, Previati e De Albertis, realizzando l’episodio più esemplare dell’arte simbolista in Italia.
Nel 1908 si trasferì a Viareggio e vi rimase fino al 1911.
Si spostò poi nel capoluogo toscano.
Plinio Nomellini morì a Firenze nel 1943.
CATALOGO OPERE:
Mattina d'aprile in Loguria o Ulivi ad Albaro
Bambina
La ciociara
L'ora della cena
PRESENTAZIONE SBA DEL 1999 | PRESENTAZIONE SBA DEL 2009
ANTOLOGIA CRITICA: Focus su Plinio Nomellini
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