Costa Giovanni (Nino) (1826-1903). Biografia. Quadri in vendita.
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Giovanni Costa nacque a Roma nel 1826.
Affidato dal padre, agiato proprietario di un grande lanificio, alle cure di un precettore e ricevuta un’educazione classica nel Collegio di Montefiascone, frequentò a Roma il Collegio Bandinelli dove ricevette da Luigi Durandini le prime nozioni di disegno.
Terminato il corso di studi, iniziò a seguire le lezioni di Cesare Coghetti e poi di Francesco Podesti. Volontario nel ’48, combattè e Treviso e a Vicenza.
Tornato a Roma si applicò “al disegno della figura” con Massabò, preferendogli, però per il “colorito”, Alfonso Chierici.
Dopo aver partecipato alla difesa di Roma tra i volontari dello stato maggiore di Garibaldi, si trasferì in via Punta di Diamante.
Avvicinatosi di nuovo allo studio di Massabò, eseguì alcuni “gessi e qualche testina dal vero”; si cimentò a Tivoli, sotto la guida del pittore francese Le Noble, nei primi studi en plein air.
Lavorò con questa modalità, dal tardo autunno del ’49, nella campagna tra la Sabina, Albano e la costa fra Ostia e Anzio.
Qui videro la luce alcune opere compiute, come il Paesaggio presso Ardea e numerosi soggetti dal vero destinati a frequenti rielaborazioni.
Deluso dalla politica di Mazzini, nel ’59, fu arruolato tra i Cavalleggeri di Aosta; dopo l’armistizio di Villafranca trascorse un breve periodo a Milano, ammirando le opere di Leonardo da Vinci e Bernardino Luini.
In autunno arrivò a Firenze poi, trasferitosi quasi subito a Pisa, dipinse per qualche mese nella zona del Gombo.
Di ritorno nel capoluogo toscano, entrò a far parte dell’ambiente del Caffè Michelangiolo, legandosi in particolare a Serafino de Tivoli e a suo fratello Felice tramite il quale incontrerà Fattori.
Sono di questo periodo alcune vedute frutto delle stimolanti ricerche condivise con gli amici Macchiaioli, quali Tramonto sull’Arno e Bocca d’Arno, interamente modulate sull’accostamento di personali notazioni cromatiche e luministiche in una studiata combinazione di colori, priva di qualsiasi contrasto chiaroscurale.
Un quadro a tema biblico, Geremia sulle rovine di Sion, segnò invece, nel ’60, il debutto alla Promotrice fiorentina.
A questa partecipò anche l’anno successivo con sei paesaggi.
Poco dopo fu in Francia, dove espose al Salon parigino del ’63 Donne che imbarcano legna a Porto d’Anzio; al Salon des Refusés si presentò con uno Studio di alberi d’ulivo.
Tra il ’62 e il ’63 a Londra Giovanni Costa frequentò George Frederick Watts, Edward Coley Burne-Jones, Leighton e Mason.
Nel tardo autunno del ’63 lavorò alacremente a Firenze, stringendo una duratura amicizia con Cabianca, prima di impegnarsi nell’attività politica a Roma, da dove continuò, tuttavia, a inviare opere alle Promotrici fiorentine. Nel ’65, di nuovo a Londra, si avvicinò al pittore preraffaellita George James Howard.
Due anni dopo fu con Garibaldi a Mentana.
Stabilitosi poi a Firenze, approfondì le ricerche già orientate verso lo stile degli amici inglesi pur mantenendo i contatti con i Macchiaioli.
Rientrato a Roma, sposò Maria Antonia Miniati e si impegnò nella promozione e rinnovamento della vita artistica della capitale, organizzando nel ‘73 la prima Esposizione del Circolo Artistico nella sede del Pincio.
Continuò, inoltre, a inviare sue opere alla Royal Academy di Londra, dove aveva esposto fin dal ’69. Nell’82 allestì una personale alla Fine Art Society.
Nell’83 creò a Roma la Scuola Etrusca e, tre anni dopo, l’Associazione “In Arte Libertas” sostenuto, oltre che dagli artisti della nuova generazione, da alcuni dei vecchi frequentatori del Caffè Greco.
Trasferitosi a vivere a Marina di Pisa, pur non diradando i contatti con il mondo esterno, trascorse lunghi periodi nel paesaggio da lui prediletto, portando a termine opere come Ad Fontem Arcinum e Il risveglio, e dettando, negli ultimi anni, le sue memorie alla figlia Giorgia.
Giovanni Costa morì a Marina di Pisa nel 1903.
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Corcos Vittorio Matteo (1859-1933). Biografia. Quadri in vendita.
Vittorio Matteo Corcos nacque a Livorno nel 1859.
Figlio di Isach Corcos e di Giuditta Baquis, s’iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze, seguendo i corsi di Pollastrini.
Tra il 1878 e il '79 si trasferì a Napoli ospite di Morelli, dove eseguì L’Arabo in preghiera, acquistato dal re Umberto I, e Il boia.
Nell’80, dietro suggerimento di questi, raggiunse la capitale francese e qui conobbe Giuseppe De Nittis che gli presentò Zola, Daudet, Degas e Manet.
Entrò poi in contatto con il famoso mercante d’arte Goupil che, reclutandolo nella propria “scuderia” (il contratto durerà 15 anni), l'orientò verso una copiosa produzione di ritratti e di raffinati interni che assecondassero il gusto e le richieste di una clientela mondana.
Nel 1882 frequentò lo studio del celebre ritrattista Léon Bonnat.
In Francia si dedicò anche alla grafica pubblicitaria e all’illustrazione (Le Figaro, L’Illustrazione italiana) e partecipò a numerosi Salon (A la brasserie, 1881; Lune de miel, 1882; Ritratto di dama, 1885).
Nel 1886 Vittorio Matteo Corcos rientrò in Italia per il servizio militare, stabilendosi a Firenze.
Qui il 29 dicembre sposò Emma Ciabatti e strinse amicizia con Telemaco Signorini.
Su consiglio di quest’ultimo, intraprese alcuni occasionali viaggi a Londra per conoscere quell’ambiente artistico.
Nel 1897 espose a Firenze uno dei suoi quadri più famosi, Sogni, in cui il genere ritrattistico è declinato in velate atmosfere decadenti.
Tra i più celebri ritratti ricordiamo quello di Silvestro Lega (1889), di Pietro Mascagni (1891), di Giosuè Carducci ((1892), di Paolina Clelia Silvia Bondi (1909) e della giovane sposa di Umberto di Savoia, la Principessa Maria José.
Nel 1913 donò agli Uffizi il proprio Autoritratto.
Vittorio Matteo Corcos morì a Firenze l'8 novembre e pochi giorni più tardi lo seguì la moglie.
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Conconi Luigi (1852-1917). Biografia. Quadri in vendita.
Luigi Conconi nacque a Milano nel 1852.
Di nobili origini e nipote del pittore decoratore Mauro Conconi, una volta terminati gli studi classici frequentò i corsi di Architettura all’Accademia di Brera passando poi al Politecnico.
Durante gli studi strinse amicizia con Daniele Ranzoni e Tranquillo Cremona, apprendendo da quest’ultimo quella resa pittorica vaporosa apprezzabile nei suoi primi lavori (Giovinetta malata, 1877).
Divenuto architetto, nel 1874 collaborò alla realizzazione di Palazzo Turati a Milano con gli ingegneri Combi e Sizzo, nel cui studio era entrato dopo il diploma.
Pur rimanendo influenzato dalla tecnica di Cremona, cercò di discostarsene agli inizi degli anni ’80, sottraendo ai soggetti quell’identità aerea che mal si fondeva con l’atmosfera circostante (Ragazzi in giardino, 1879; Ritratto di Primo Levi, 1880, Milano, Galleria d’Arte Moderna).
Nel 1881 entrò a far parte della Famiglia Artistica.
L'anno successivo fondò il settimanale "Guerin Meschino" con Alberto Pisani Dossi, Luca Beltrami e Carlo Borghi collaborandovi sia in qualità di illustratore che di redattore.
Tra il 1891 e il 1896 dipinse una serie di opere ispirate al Decamerone di Boccaccio.
Tra queste si ricordi Il trono della Mantesca (Milano, collezione privata) considerata la più riuscita.
Negli stessi anni realizzò numerosi ritratti della moglie, la pittrice Eugenia Dal Co (Confidenze, Bellinzona, Civica Galleria d’Arte).
Si dedicò, successivamente, all’insegnamento di disegno e storia dell’arte nella "Società Umanitaria" e nell’"Associazione generale di Mutuo Soccorso" degli Operai.
Agli inizi del nuovo secolo risalgono, infine, grandi opere ritrattistiche eseguite su commissione (La Signora Mantegazza, 1906, Milano, Istituto dei Ciechi; Ritratto di Tullo Massarani, 1906, Quadreria dei Benefattori dell’Ospedale Maggiore di Milano).
Luigi Conconi morì a Milano nel 1917.
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Ciardi Guglielmo (1842-1917). Biografia. Quadri in vendita.
Guglielmo Ciardi nacque a Venezia il 13 settembre 1842.
Terminati gli studi classici nel collegio di Santa Caterina,anziché seguire i consigli del padre ed iscriversi all’Università di Padova per diventare notaio si iscrisse, nel 1864, all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Qui frequentò, tra gli altri, i corsi di prospettiva tenuti da Federico Moja e le lezioni di paesaggio di Domenico Bresolin.
Da quest’ultimo il giovane fu avviato alla pittura en plein air.
Il primo dipinto a noi noto, Paesaggio di montagna, risale al 1862 e appartenne all’amico pittore Luigi Nono.
In questi anni fece la conoscenza di Ippolito Caffi e Federico Zandomeneghi.
Fin da subito orientò la sua pittura verso il genere paesaggistico (Marina chioggiotta e Dopo il temporale, 1867, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna), rifacendosi alla lezione dei vecchi maestri veneti.
Assetato di nuove conoscenze intraprese numerosi viaggi di studio nel 1868: a Firenze, attratto dalle novità della scuola macchiaiola ( si ricordi l’unica testimonianza pittorica del soggiorno fiorentino: Sulla via di Fiesole), poi a Napoli dove frequentò Morelli, Filippo Palizzi e la scuola di Resina e infine a Roma dove, su ispirazione dell’amico Nino Costa, frequentò la campagna circostante e i luoghi di Ariccia.
Di questo periodo è il dipinto I dintorni di Roma, situato attualmente a Venezia presso Ca’ Pesaro.
Queste nuove esperienze lo allontanarono dai vecchi schemi in favore di nuove concezioni compositive (Dintorni di Roma, Capri, La valle dei mulini a Sorrento, A Licola, Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro).
Nel 1869 tornò a Venezia e sposò Linda Locatelli dalla quale ebbe Beppe ed Emma, anch'essi pittori.
Dalla fine degli anni ’70 partecipò regolarmente alle esposizioni delle Promotrici di Genova e Torino.
Negli anni ’80 Guglielmo Ciardi variò la stesura del colore, in favore di una valorizzazione luministica (Messidoro, 1883, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna;Mattino alla Giudecca, 1890, Trieste, Museo Revoltella).
Nel 1878 iniziarono le partecipazioni alle grande mostre internazionali, la prima, assieme a Favretto, all’Esposizione Universale di Parigi, con due dipinti tra i quali Laguna di Venezia fu segnalato da Luigi Chirtani de “L’Arte Italiana” come “uno dei lavori migliori” della sezione italiana.
Nel 1883 prese parte all’Esposizione Internazionale di Monaco con 5 dipinti.
Undici anni dopo ottenne la cattedra di “Scuola di vedute di paese e di mare” all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
L`anno successivo partecipò alla fondazione della Biennale veneziana dove espose le proprie opere per undici edizioni.
In questi anni compì numerosi viaggi a Firenze, Napoli, Capri e anche Parigi, Monaco di Baviera e Londra.
Guglielmo Ciardi morì a Venezia il 5 ottobre del 1917.
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Cecioni Adriano (1836-1886). Biografia. Quadri in vendita.
Fontebuona (Firenze) 1836 - Firenze 1886
Iscrittosi nel 1859 all’Accademia di Belle Arti di Firenze, incontrò per la prima volta Pointeau e Signorini, dei quali non riscosse, però, la simpatia.
A rinsaldare il rapporto con quest’ultimo valse, invece, l’esperienza militare condivisa della Seconda Guerra d’Indipendenza.
Al termine di quest'ultima si dedicò alla scultura sotto la guida di Aristodemo Costoli e fu introdotto da Lega nell’ambiente del caffè Michelangiolo.
Tra il ’59 ed il ‘60 arrivarono i primi riconoscimenti ufficiali.
Ottenne infatti un premio per la sezione “Bozzetti in creta d’invenzione” e uno per "l'Accademia in creta del nudo” nella prova di emulazione indetta dall’Accademia .
Partecipò poi, con il ritratto di Carlo Alberto, al concorso nazionale bandito da Bettino Ricasoli.
Nel ’63, a seguito della vincita del concorso per il pensionato fuori Toscana, si recò per un periodo di studio a Napoli e qui apprezzò un gruppo di giovani che stavano sperimentando un modo “antiaccademico” di fare pittura per molti versi affine a quello dei coetanei Macchiaioli.
Quell’incontro si rivelò determinante per la maturazione dello stesso Cecioni.
Egli ebbe modo, infatti, di approfondire lo studio dei toni e dei valori luministici, già avviato a Firenze.
Frutto di questo momento di felice creatività, fu il bassorilievo in gesso Una visita al sepolcro.
Inviò l'opera a Firenze come prova del secondo anno di pensionato.
Nel ’67 presentò Il suicida quale saggio conclusivo.
L'opera non piacque però alla commissione giudicatrice che si oppose alla traduzione in marmo; elargì solo un sussidio di mille lire.
Fu allora che Cecioni fece della pittura un’attività complementare al lavoro di scultore.
Si dedicò, frattanto, ad alcune terrecotte raffiguranti “beceri e preti” che, grazie all’interessamento dell’amico de Nittis, riuscì a vendere in Francia raccogliendo la somma necessaria per il trasferimento a Parigi all’inizio del ‘70.
Qui, nonostante il successo riportato al Salon con Bambino con gallo, mal sopportò la vita mondana ed il rapporto con de Nittis ne risentì, rompendosi definitivamente nel ’79.
Iniziò la produzione di una serie di sculture di dimensioni ridotte. La grande richiesta gli procurò la fama di artista brillante e spiritoso. Rientrato a Firenze si concentrò, per la mancanza di lavoro, su una ritrattistica celebrativa, spesso di destinazione cimiteriale. Tra il ’74 ed il ’79 presentò alcune vecchie opere alla Promotrice; partecipò quindi all’esposizione di Torino del 1880 con i due gessi Bambino con cane e la Madre.
Nell’83 espose a Roma il bronzo Una sorpresa per le scale.
L'anno successivo ottenne la nomina di professore di disegno che gli consentì d’intensificare gli interventi sulla “Domenica letteraria”, “Fanfulla della domenica” e “Capitan Fracassa”.
Si cimentò inoltre in una serie di biografie sui Macchiaioli, interrotte a causa della morte (avvenuta in casa dell’amico ed allievo Giorgio Kienerk) e pubblicate in una raccolta postuma a cura di Gustavo Uzielli, dal titolo “Scritti e ricordi”.
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Casorati Felice (1883-1963). Biografia. Quadri in vendita.
Felice Casorati nacque a Novara nel 1883.
Attratto dalla musica e dalla pittura fin da giovanissimo, nel 1906 si laureò a Padova alla facoltà di Giurisprudenza.
L’anno successivo partecipò con tre opere alla VII Biennale veneziana ottenendo un grande successo con il Ritratto della sorella, accolto molto favorevolmente dalla Commissione Internazionale.
Nel 1908 si trasferì a Napoli con tutta la famiglia.
Dopo la partecipazione alla IX Biennale di Venezia con Le ereditiere, si trasferì finalmente a Verona.
Due anni dopo, sempre alla Biennale, presentò Le signorine.
Nel 1913 prese parte alla mostra degli artisti di Ca’ Pesaro con Gino Rossi e Semeghini ai quali era legato dalla medesima volontà d’indipendenza nei confronti dei maestri accademici che dominavano la Biennale.
L’anno successivo espose Trasfigurazione, L’Arcobaleno e Via Lattea che fu anche il titolo della rivista stampata in quell’anno a Verona.
Di questa Casorati curò la redazione con Augusto Calabi, Piero Tedeschi e Umberto Zerbinati.
L'idea era di dare vita a un periodico composto solo di poesie e disegni, ma l’esperimento ebbe vita breve e uscirono solo due numeri.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale l’artista tralasciò la pittura fino al 1918, quando si trasferì definitivamente a Torino.
L’anno seguente presentò alla Mostra della Società Promotrice di Belle Arti: Paese, Tiro a bersaglio, Pastore, Case popolari e Scodelle.
Proseguì poi la sua partecipazione alla rassegna espositiva di Ca’ Pesaro con Le marionette, Giocattoli, Una donna e Le uova.
Alla Biennale del 1920 rimase impressionato da un gruppo di opere di Cézanne di proprietà del collezionista fiorentino Egisto Fabbri.
Fino al 1930 la sua produzione non conobbe sosta, raggiungendo gli esiti più brillanti della carriera artistica.
Si ricordino Fanciulla addormentata (1921, andato distrutto in un incendio nel 1931 nel Palazzo di vetro di Monaco), Meriggio (1922, Trieste, Museo Revoltella), i tre Ritratti della famiglia Gualino (1922-’23), Ritratto della signorina Rigotti (1924, Torino, collezione Righetti), Daphne (1928, Firenze, collezione Ojetti).
Gualino gli affidò la progettazione e la decorazione del suo teatrino privato.
Pur privo di ogni esperienza in quel campo, l’artista seppe risolvere in modo originale la problematica della creazione di un ambiente suggestivo.
Gualino ebbe anche il merito di stimolare nel pittore l'interesse per le arti applicate, incaricandolo di disegnare i mobili per la propria casa (con la collaborazione tecnica dell'architetto Sartoris).
In questi vi è un continuo riferimento alla sua opera di pittore, poiché gli elementi sono gli stessi che appaiono nei suoi quadri, con una funzionalità e un senso estetico che anticipa le linee geometriche future.
Nel 1935 Felice Casorati ospitò nel proprio studio la Collettiva di Arte Astratta Italiana, alla quale parteciparono, tra gli altri Fontana, Melotti e Licini.
I riconoscimenti non mancarono: verso la fine degli anni Trenta vinse il premio per la pittura alla Biennale di Venezia, ricevette il Premio Carnegie a Pittsburg nel 1937, il “Grand prix” a Parigi nel 1938 ed il premio per la pittura alla Biennale di Venezia nel 1942.
Nel 1948 fece parte della commissione d'accettazione della sezione italiana della Biennale di Venezia, tenendovi una personale con Ottone Rosai che gli fruttò il premio speciale della Presidenza (1952).
Nonostante l’amputazione di una gamba in seguito ad un'embolia, continuò a lavorare e ad esporre, preparando quattro dipinti per una mostra itinerante in Germania e 17 opere per la Biennale di Venezia del 1962.
Felice Casorati morì l’anno successivo.
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Cannicci Niccolò (1846-1906). Biografia. Quadri in vendita.
Firenze 1846 - 1906
Figlio di Gaetano, abile copista di opere delle gallerie fiorentine, frequentò i corsi di Pollastrini, all’Accademia di Firenze, e quelli di Ciseri alla Scuola Libera di Nudo.
Nel 1868 per la salute malferma dovette ritirarsi a ritirarsi nella casa paterna vicino a San Gimignano.
Qui si dedicò molto allo studio della natura, motivo d’ispirazione per opere di quieta poesia (La fidanzata e Sosta in cima al paese).
Nel 1872 presentò alla Promotrice fiorentina tre dipinti (Una famiglia, Cenerentola e Filo elettrico), riscuotendo un discreto successo.
Nel 1875 visitò Parigi con Fattori, Francesco Gioli e Ferroni: la loro frequentazione e i contatti con gli Impressionisti lo avvicinarono alla corrente macchiaiola. Telemaco Signorini e Diego Martelli apprezzeranno le sue opere e ne parleranno in maniera entusiasta, mentre il mercante d’arte e gallerista fiorentino Luigi Pisani acquisterà molti suoi lavori.
Partecipò a numerose esposizioni a Parigi (Vita tranquilla, La raccolta delle ginestre), Torino (La seminagione del grano in Toscana, La capra nutrice) e Venezia (Rogazioni, Triste inverno).
Nel 1890 illustrò una delle novelle de Le Veglie di Neri per l’amico Renato Fucini.
Dopo un lungo ricovero nell’ospedale psichiatrico di Siena, si ritirò a Montemiccioli, presso Volterra, mantenendo comunque i contatti con gli amici Gioli e Signorini.
E’ di questo periodo la realizzazione de Le Anitre (Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti).
Morì a Firenze nel 1906.
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Campriani Alceste (1848-1933). Biografia. Quadri in vendita.
Alceste Campriani nacque a Terni nel 1848.
Trasferitosi a Napoli nel 1861 per seguire il padre esiliato dal Governo pontificio, si iscrisse l’anno dopo all’Accademia di Belle Arti.
Qui seguì i corsi tenuti da Smargiassi, Postiglione e Mancinelli.
Studiò con Gemito, Mancini e de Nittis.
Fu quest’ultimo che, impressionato dalle sue opere, lo mise in contatto con il mercante d’arte Goupil.
Sarà questo l’inizio di una stretta collaborazione destinata a durare dal 1870 al '84 (Ritorno a Montevergine, esposto a Torino nel 1880).
I quadri, realizzati in Italia, erano trasportati a Parigi e venduti perlopiù sul mercato americano.
Questo permise a Alceste Campriani di godere di un successo internazionale che gli garantì una sicurezza economica non scontata per molti pittori dell’epoca.
Il contratto di esclusiva, una volta conclusosi, non venne però rinnovato.
Libero dagli impegni, l’artista partecipò alle più importanti esposizioni italiane (a Napoli dal 1867 al 1897, a Milano dal 1881 al 1906 e a Roma dal 1883 al 1911).
Nel 1911 fu inviato dal Ministero della Pubblica Istruzione a dirigere l’Accademia di Belle Arti di Lucca.
Vi rimase per dieci anni.
Tra i moltissimi allievi di Campriani vale la pena ricordare i due figli Tullio e Givanni che però non raggiusero mai il successo del padre.
Alceste Campriani morì nel 1933 a Lucca.
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Cabianca Vincenzo (1827-1902). Biografia. Quadri in vendita.
Vincenzo Cabianca nacque a Verona nel 1827.
Già prima del ’42 seguì i corsi di Giovanni Caliari all’Accademia Cignaroli di Verona, frequentandola per circa un biennio e dedicandosi nel contempo ad alcuni studi d’architettura.
A diciassette anni lasciò la propria città alla volta di Venezia.
Proseguì gli studi accademici fino al ’48 quando, sfuggito alla leva militare, forte delle proprie convinzioni liberali fuggì e si rifugiò in Romagna.
Arrestato a Bologna, fu imprigionato prima in Castiglion de’ Pepoli, poi nella fortezza di Castelfranco dell’Emilia.
Rientrato a Verona, nell’agosto del ’49, eseguì alcuni dipinti di formazione purista, tra cui la Sant’Eufemia.
Trasferitosi a Firenze, ben presto si legò d’amicizia con Signorini e Borrani, insieme ai quali, dal ’55, prese a frequentare il Caffè Michelangiolo.
Seguendoli nelle loro reiterate escursioni in campagna, si cimentò nei primi studi dal vero.
Recatosi successivamente sulla riviera ligure, dipinse a Lerici e a La Spezia, rivelando eccezionali doti di colorista (Chiesa di San Pietro in Portovenere).
Sperimentò, frattanto, il quadro di storia in costume, partecipando all’Esposizione Nazionale di Firenze del ’61 con quattro dipinti.
Nella stessa estate con Signorini e Banti, fu inoltre a Parigi, dimostrando interesse per la pittura di Decamps che, già ammirata a Firenze nella collezione Demidoff, lascerà una traccia profonda nei decisi contrasti chiaroscurali della sua produzione successiva.
Trasferitosi a Parma nel ’63, vi rimase per circa sette anni mantenendo stretti contatti con gli amici del Caffè Michelangiolo.
Pur dedicandosi al quadro di storia, in occasione dei suoi soggiorni presso località marine eseguì opere quali Viareggio, Spiaggia di Viareggio e Scogliera.
Stabilitosi definitivamente a Roma alla fine del ’70, si dedicò interamente alla pittura.
Allontanandosi periodicamente dal suo domicilio di piazza Mignanelli prima, poi da quello di Passeggiata di Ripetta, trasse molteplici impressioni dal vero nella campagna circostante.
Entrò, nel frattempo, a far parte dell’Associazione Artistica Internazionale presso la quale espose regolarmente dal ’71.
Deluso e scoraggiato, al termine del soggiorno londinese dell’82 si avvicinò alle tendenze spiritualiste.
Partecipò nell’85 alla creazione dell’associazione “In Arte Libertas”, esponendo dieci opere alla prima mostra della società e collaborando, con tre disegni, all’illustrazione della Isotta Guttadauro di D’Annunzio.
Divenuto una delle personalità più in vista del panorama artistico romano, , prese parte ai più importanti eventi nazionali, inviando alcuni quadri anche all’estero.
La sua attività subì un progressivo rallentamento per una paralisi che, dal ’93, lo costrinse a diradare i rapporti con il mondo esterno.
Vincenzo Cabianca morì a Roma nel 1902.
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Boldini Giovanni (1842-1931). Biografia. Quadri in vendita.
Giovanni Boldini nacque a Ferrara nel 1842.
Destinato ad una brillante carriera per il suo temperamento ambizioso, prestissimo cominciò a frequentare, a Ferrara, l’aristocratico salotto della nonna paterna Beatrice Federzoni, entrando in contatto con i rappresentanti più in vista della borghesia della sua città, dei quali eseguì diversi ritratti.
Ricevette i primi rudimenti dell’arte dal padre, pittore, copista e restauratore di quadri, dimostrando nel famoso Autoritratto a sedici anni un precoce talento.
Si perfezionò, poi, nello studio dei pittori-decoratori Gaetano e Gerolamo Domenichini, esercitandosi, presso il Palazzo dei Diamanti, nella copia dagli antichi maestri italiani.
Nel ’62, grazie all’esonero dal servizio di leva e ad un'eredità ricevuta dallo zio , si trasferì a Firenze dove rimase circa dieci anni.
Qui seguì i corsi di Pollastrini e Ussi, all’Accademia di Belle Arti.
Entrato in amicizia con tutti i pittori macchiaioli, partecipò agli incontri del Caffè Michelangiolo, stringendo un legame particolare con Gordigiani e Banti, di cui, spesso, fu ospite nelle ville di Poggio Adorno, presso Montorsoli, e del “Barone” a Montemurlo.
Il pittore ferrarese, scorse nella spontanea simpatia del ricco amico una buona opportunità per consolidare la propria posizione; progressivamente venne introdotto nell’ambiente colto e internazionale di Firenze, di cui facevano parte Marcellin Desboutin e Walter Falconer, suo futuro committente e mecenate.
Compreso il talento dei compagni macchiaioli e la portata innovativa della loro ricerca, fece valere nel gruppo, senza complesso d’inferiorità, le sue capacità pittoriche.
Frutto di questo fervore creativo e della felice ispirazione del momento sono i ritratti dal “vero” dei componenti della famiglia Banti-Redi - Leonetto bambino, Alaide Banti in abito bianco, Cristiano Banti all’armonium, Cristiano Banti in piedi, Leopolda Redi – e della marchesa Vettori.
A questi si aggiungono quelli degli amici Leopoldo Pisani, Abbati, Martelli e Fattori, con il quale avrà modo di lavorare, nel ‘67, durante un breve soggiorno a Castiglioncello, dopo il viaggio a Parigi in occasione del Salon.
Espose in pubblico, per la prima volta, alla Promotrice fiorentina del ‘66, dando spunto a Signorini di riflettere su come l’immediatezza e la naturalezza dei suoi ritratti fosse perfettamente in linea con l’intento della sperimentazione macchiaiola.
Quello stesso anno conobbe, tramite Signorini ed Uzielli, Isabella Robinson, moglie di Walter Falconer, per la quale eseguì, nella piccola sala da pranzo della “Falconiera” a Collegigliato presso Pistoia, alcune pitture murali destinate ad un lungo oblio prima della riscoperta, nel 1938, ad opera della giovane vedova di Boldini, Emilia Cardona che, acquistando la villa, decise di risiedervi.
Tra il ‘70 ed il ‘71 trascorse lunghi periodi a Londra dove ritrasse Lord e Lady Cornwallis-West, il duca di York e altri nobili personaggi.
La sua aspirazione maggiore, però, fu Parigi dove si trasferì definitivamente alla fine del ‘71.
Qui eseguì quadri di genere per i mercanti Goupil e Cram, riscuotendo un discreto successo.
Le ripetute presenze al Salon dal ‘74, dove presentò Le Lavandaie e il Pont des Saints Pères, accrebbero la sua notorietà.
Ma è soprattutto nei ritratti della Parigi mondana che riuscì ad impiegare al meglio i propri mezzi espressivi.
Usando pennellate vorticose, taglienti, di “colore continuamente bello e lucido” e accentuando, dopo la conoscenza dell’opera di Frans Hals in occasione del soggiorno olandese del ‘76, il distacco dallo stile manierato di Goupil, assunse una connotazione più libera e sciolta.
L’eccessiva sicurezza tuttavia, nella produzione ultima, sembra talvolta perdere di spontaneità.
Nell’89 si recò, in compagnia dell’amico Degas, in Spagna dove fu fortemente attratto da Goya, dai Velázquez del Prado e dagli affreschi madrileni di Tiepolo.
Si infittirono, frattanto, le presenze alle manifestazioni ufficiali: nel ’95 - e poi nelle edizioni del 1903, 1905, 1912 - partecipò alla Biennale di Venezia, mentre nel ’97 espose alla Galleria Wildenstein di New York.
Al 1903 risale la brusca interruzione dell’amicizia con Banti a causa di un decisivo ma non mai chiarito episodio all’origine di una svolta nel rapporto sentimentale tra la figlia di quest’ultimo, Alaide, e lo stesso Boldini.
Trascorse il periodo della prima guerra mondiale tra Londra e Nizza.
Durante la permanenza sulla Costa Azzurra fu in compagnia di Lina, una modella inglese che ritrasse più volte.
Ormai ottantenne, nel ‘29, sposò a Parigi la giornalista italiana Emilia Cardona, conosciuta durante un’intervista rilasciatale, a seguito di ripetuti tentativi, nel ’26; con lei trascorse gli ultimi anni di vita, nella “casa rossa” di Boulevard Berthier.
Giovanni Boldini morì a Parigi nel 1931.
CATALOGO OPERE:
Giovane donna che legge,
Ritratto di M.me Jules Veil-Picard,
Pianista in un interno,
Ritratto di Maria Angelini
ANTOLOGIA CRITICA: Ricordo di Boldini a Parigi
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