Mose-Bianchi-vendita-pittori-lombardi

Bianchi Mosè (1840-1904). Biografia. Quadri in vendita.

Mose-Bianchi-vendita-pittori-lombardi Mosè Bianchi nacque a Monza nel 1840.

Figlio del pittore Giosuè, una volta terminati gli studi tecnici presso il collegio Bosisio di Monza, si iscrisse all’Accademia di Brera a Milano, dove seguì i corsi di Bertini, Bisi, Schmidt, Sogni e Zimmermann.

Risale a questi anni l’amicizia con Filippo Carcano, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni e Federico Faruffini, con i quali aprirà un piccolo studio.

Nelle prime opere è evidente l’influenza pittorica del Bertini (i ritratti di Simonetta e Giacinta Galimberti, 1861, Monza, Musei Civici; La congiura di Pontida, 1862; L’arciprete Stefano Guandeca che accusa l’arcivescovo di Milano di sacrilegio, 1862).

Terminati gli studi nel 1864, realizzò una pittura di genere briosa e vivace (La vigilia della sagra, 1864, Milano, Pinacoteca di Brera; Lo sparecchio dell’altare e Una lezione di canto); contemporaneamente, in alcune opere, si ispirò anche a temi di ascendenza romantica accentuandone i toni emotivi (Cleopatra e La monaca di Monza, 1865, entrambe a Milano, Galleria d’Arte Moderna).

Grazie al pensionato Oggioni, vinto con la Visione di Saul (1867), trascorse un breve periodo a Venezia, approfondendo così lo studio dei grandi pittori del ‘700 e maturando il suo istinto pittorico.

Brevi soggiorni a Parigi, inoltre,   permisero a Mosè  Bianchi di conoscere Fortuny e Meissonier, subendo il fascino delle guizzanti pennellate e delle scene di genere e costume.

Dal 1876 al 1877 sviluppò poi  la sua attività di frescante, apprezzabile nella Villa Giovanelli a Lonigo, vicino a Vicenza, nella decorazione della sala della Stazione ferroviaria di Monza (1883) e di Palazzo Turati (1885).

Agli anni ’80 risalgono invece  una serie di suggestive vedute milanesi (Una nevicata a Milano, 1881, Milano, Galleria d’Arte Moderna) e lagunari (Laguna in burrasca a Chioggia).

Nel 1884, al culmine della sua attività, inviò 14 tele all’Esposizione Generale di Torino.

Mosè Bianchi morì nel 1904.

 

 

 

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Chioggia sotto la neve
Ponte di Rialto a Venezia

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Leonardo-Bazzaro-vendita quadri e perizie

Bazzaro Leonardo (1853-1937). Biografia. Quadri in vendita.

 

Leonardo-Bazzaro-immagineLeonardo Bazzaro nacque a Milano nel 1853.

Fratello dello scultore Ernesto, iniziò a studiare sotto la guida di Gaetano Fasanotti, cliente del negozio di famiglia e titolare della cattedra di paesaggio all’Accademia di Brera, che gli impartì alcune lezioni private.

S’iscrisse poi all’Accademia dove frequentò tutti i corsi diventando allievo prediletto di Giuseppe Bertini.

Agli inizi della sua attività si ispirò alla pittura di Bisi e Migliara, prediligendo quindi interni animati da figure, apportando novità nello studio della luce e del colore.

Si ricordino a tale proposito : Coro della chiesa di San Vittore, 1871, il Salone di Palazzo VerriLa vestizione della monaca, 1888.

Nel 1873 partecipò per la prima volta alla mostra annuale di Belle Arti di Brera con i dipinti Veduta d’interno di Sant’Ambrogio e Veduta interna della chiesa di Sant’Alessandro in Milano.

Nel 1875 vinse il Premio Fumagalli con Dopo un duello; due anni dopo il suo maestro Bertini acquistò il dipinto Il saccheggio per la collezione del Museo milanese Poldi Pezzoli.

Tre anni più tardi il pittore si aggiudicò il Premio Grotti con Un mesto ufficio – Cappella di Santa Maria delle Grazie .

Questi successi gli valsero le attenzioni di mercanti importanti come Pisani in Italia e Goupil  a Parigi con i quali firmò contratti che gli permisero di accrescere la propria notorietà.

Verso gli anni ’80 cominciò a dipingere all'aperto.

Trasse  ispirazione dai paesaggi lagunari  e dalle vallate alpine della Lombardia e della Valle d’Aosta.

Nel 1886, ospite dello scultore Luigi Secchi a Miazzina, conobbe Achille Tominetti del quale apprezzò i paesaggi e le scene di vita alpestre.

Qui realizzò, tra gli altri, il dipinto La raccolta delle castagne, considerato il manifesto del Naturalismo lombardo.

Nel 1896 si trasferì a Gignese (Novara), prediligendo temi intimistici o legati alla vita campestre (All’ovile, esposto a Genova nel 1896).

L´ anno successivo  fu presente per la prima volta alla Biennale di Venezia.

Cinque anni dopo  Arnaldo Risi gli dedicò su “Emporium” il primo articolo monografico con la riproduzione delle opere più conosciute.

Questo agevolò la diffusione dei suoi lavori anche a livello internazionale.

Negli anni che seguirono, gli impegni espositivi diventarono sempre più numerosi.

infatti,  oltre alle rassegne della Permanente, delle Promotrici di Genova e Torino, della Biennale di Venezia, partecipò all’Internazionale di Buenos Aires (1910) e all’Esposizione Universale di San Francisco (1915).

Nel 1917 la Galleria Centrale d’Arte di Milano organizzò una mostra dei due fratelli Bazzaro: settantatre dipinti di Leonardo furono affiancate a trenta sculture di Ernesto.

Questa rassegna ottenne un notevole successo e venne recensita da tutti i giornali ambrosiani.

Continuò a partecipare a tutte le principali rassegne nazionali.

Leonardo Bazzaro morì nella casa milanese del nipote Ettore nel 1937.

 

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Giovanni-Bartolena-vendita-dipinti-postmacchiaioli

Bartolena Giovanni (1866-1942). Biografia. Quadri in vendita.

 

Giovanni-Bartolena-vendita-dipinti-postmacchiaioliGiovanni Bartolena nacque nel 1866 a Livorno.

Nipote del pittore Cesare, che lo avviò fin da giovanissimo allo studio della pittura, nel 1886 si stabilì a Firenze per studiare con Giovanni Fattori.

Di carattere esuberante e indipendente, ebbe spesso discussioni con il maestro al quale però rimase sempre legato da un'affettuosa amicizia.

Esordì nel 1892 all’Esposizione di Torino con due dipinti (Strada di collina presso Livorno e Pascolo in Campo al Melo, presso Livorno).

All’età di trent’anni si trasferì a Marsiglia, in seguito al fallimento economico della famiglia.

In Francia si guadagnò da vivere facendo il conduttore di tram a cavalli.

Successivamente Giovanni Bartolena soggiornò a Lucca e Firenze, ospite dell’amico Plinio Nomellini ed in Versilia.

Nel 1919 rientrò a Livorno lavorando assiduamente a numerose tele.

Amante soprattutto delle nature morte (Ricci e boccale, Sigaro e arance), fu apprezzato per l’esuberanza del tratto e per la sensibilità cromatica.

Cercò, infatti, di mantenere inalterata tutta l’intensità e lo smalto dei colori utilizzati elaborandoli direttamente sulla tavola che trattava con diverse sostanze affinchè non assorbisse completamente i colori da stendere sulla tela.

Oltre alle nature morte, si ricordano le opere realizzate osservando il paesaggio con un lungo cannocchiale da marina (Piazza a Livorno, Cisternone, Pini a Quercianella ecc.).

Altri soggetti, di chiara matrice fattoriana, figurano nel suo repertorio (Il buttero, Soldati a cavallo e l’Autoritratto).

Otterrà l'apprezzamento della critica solo nel 1927, anno in cui a Milano fu inaugurata una mostra personale di circa trenta quadri.

Giovanni Bartolena morì a Livorno nel 1942.

 

 

 

 

 

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Chiesa di San Lorenzo

 

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Cristiano Banti in foto

Banti Cristiano (1824-1904). Biografia. Quadri in vendita.

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 banti-cristiano-immagine

 Cristiano Domenico Banti nasce a Santa Croce sull'Arno, in provincia di Pisa nel gennaio 1824..

1840 

 Forse in tale anno si trasferisce a Castelfranco di Sotto ( in cui risulta residente nel 1854), dove  Stefano Banti sarebbe passato alle dipendenze della Marchesa Maria Ottavia Vettori, proprietaria in quella zona di vari possedimenti agricoli.

1841

Si iscrive all'Imperiale Regio Istituto di Belle Arti di Siena dove frequenta i corsi di ornato e di disegno architettonico, tenuti da Alessandro Maffei e Lorenzo Doveri.

1850

4 marzo, morte di Francesco Nenci, coincidente con l'ultimo anno di frequenza di Cristiano Banti all'Istituto di Belle Arti di Siena.

1851

Finiti gli studi, esegue a Santa Croce per la chiesa di san Rocco un quadro raffigurante l'immagine del santo; poco tempo dopo è probabile che viva a Firenze, dove si sposerà, senza che di tale soggiorno esista precisa documentazione.

1854

Sposa nella chiesa di San Remigio in Piazza, a Firenze, Leopolda Redi;  quindi  la coppia si trasferisce nella villa "Il Barone", a Montemurlo (presso Prato).

1855

Sulla base dei propri ricordi, Signorini scrive che a questa data Banti frequenta il Caffè Michelangelo e entra in rapporto col gruppo di giovani artisti che daranno vita al movimento macchiaiolo.

In data 10 luglio nasce a Montemurlo la primogenita Maria Eva Alaide, che fra gli otto figli sarà quella più strettamente legata alla sua vita.

1856

Nascita e morte del figlio Brunetto.

Nella seconda metà dell'anno, la famiglia si stabilisce  nell'appartamento in via Indipendenza, a Firenze, precisamente nel  quartiere  "Barbano"  dove risiedono altri artisti: PollastriniFattori per un certo periodo, e soprattutto il napoletano Saverio Altamura che avrà con Banti legami particolarmente stretti.

1857

Il 27 giugno nasce il figlio Lionetto.

Partecipa all'Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Firenze con il quadro Galileo Galilei dinanzi all'Inquisizione.

1858

Il 7 ottobre nasce il figlio Alfredo. In quel periodo Degas è a Firenze e riceve la visita di Banti accompagnato per l'occasione dal padre di Altamura.

In seguito è  lo stesso Banti a rievocare l'episodio in una lettera scritta a Boldini l'11 febbraio 1885.

1860

Il 14 marzo nasce il figlio Arturo. Risalgono probabilmente alla primavera di quest'anno i primi studi all'aperto che Banti, in compagnia del Cabianca, dipinge nelle campagne di Montemurlo. Verso la metà di luglio, i due amici raggiungono Signorini a La Spezia.

L'attività di gruppo si svolge però  anche a Montelupo assieme a Signorini, a Stanislao Pointeau e Odoardo Borrani.

1861

Maggio con Cabianca Signorini, e accompagnato dalla moglie, intraprende un viaggio a Parigi per visitare il Salon.

Fa sosta a Torino ove visita l'Esposizione di Belle Arti. Si entusiasma qui  per la pittura di Fontanesi di cui diventerà amico, rimanendone influenzato.

A Parigi ha occasione di vedere le opere della "Scuola del '30". Visita la Galleria Louis Martinet, sul Boulevard des Italiens, con opere di Corot, Millet,Dupré e Rousseau.

1861-62

A Montelupo e a Pian Tra Vigne (nella valle superiore dell'Arno) nascono alcuni capolavori, da cui si rivela l'originale interpretazione che Banti dà dell'arte macchiaiola: fra gli altri, le due versioni di Riunione di contadine. Appartengono alla stessa epoca anche  Bimbi al soleVecchie mura di Livorno e Signora sula terrazza.

1862

Giunge a Firenze Giovanni Boldini; è probabilmente attraverso Michele Gordigiani che avviene l'incontro con Banti il cui sodalizio e la cui amicizia costituiranno un punto di riferimento essenziale durante il periodo fiorentino del ferrarese. Con Cabianca si reca a Torino per vedere la mostra della Promotrice, acquistando il quadro del Fontanesi Mattino d'Ottobre e quello di Vittorio Avondo Nelle pianure lombarde. Si reca poi   a Ginevra per conoscere personalmente Fontanesi da cui acquista altri dipinti.

 In società con Nino Costa acquista un busto in terracotta, ritenendolo opera del Quattrocento e pagandolo diecimila lire.  La scultura risulterà un falso eseguito da Giovanni Bastianini. Risale probabilmente a quest'epoca l'amicizia con il Leighton che in occasione della sua visita a Firenze si reca a vedere il busto.

1863

Lavora in stretto contato con Costa e Cabianca. All'Esposizione di Torino acquista un nuovo quadro di FontanesiL'Aprile. Nasce il quinto figlio Umberto.

1864

Contribuisce in maniera determinante ad organizzare una mostra allestita nelle sale dell'Accademia di Belle Arti di Firenze da un gruppo di artisti, in contrapposizione alla Mostra Annuale della Società Promotrice. Assieme a BorraniLegaSignoriniD'AnconaGordigiani e Zandomeneghi, è firmatario di una lettera indirizzata a Tamar Luxor e pubblicata sul Corriere Mercantile di Genova; rivendicando le ragioni della propria attività, rimproverano così  ai critici di non capire i fondamenti di concretezza realistica su cui si basa la loro ricerca.

1865

Momento d'intensa attività, in cui nasce il nucleo delle opere più legate alla concezione creativa macchiaiola.

1866

Fontanesi è a Firenze. Banti lo ospita nella propria casa al Barbano.

Nasce nel frattempo  il figlio Gino.

1866-67

Stretto sodalizio con Boldini, che alla Promotrice di Firenze espone dei ritratti di una nuova concezione, uno dei quali probabilmente dedicato a Banti.

1867

Su commissione del BantiFontanesi dipinge quattro ovali: Crepuscolo nei pressi del torrente MugnoneStagno presso Montelupo FiorentinoRicordo di viaggio e Fonte nei pressi di Firenze.Fa parte del Comitato incaricato del collocamento delle opere della Società Promotrice.

1868 

Viene nominato membro della Società Promotrice.

1870

Viene nominato membro del giurì della commissione della Mostra Nazionale di Parma, assieme a Signorini, Sorbi e Cecioni.

In quest'anno lungo soggiorno di Diego Martelli a Parigi.

1871

Boldini si trasferisce a Parigi. Nei brevi soggiorni italiani sarà ospite di Banti.

1873

Dalla sua corrispondenza con Cabianca, appare il suo atteggiamento critico verso le opere del gruppo di artisti fiorentini.

Suscita  l'interessamento del mercante parigino Goupil per la sua produzione. Il figlio Arturo studia pittura sotto la guida di Amos Cassioli.

1874

Il 12 novembre, ha luogo a Roma la vendita all'asta dell'atelier dello spagnolo Mariano Fortuny; attraverso l'amico pittore Enrico Pestellini, Banti s'interessa  quindi all'acquisto di alcune opere d'arte.

1874-75

Con una lettera da Parigi, Vito D'Ancona sollecita Banti ad inviare sue opere al Salon, dove saranno presenti Francesco Gioli, Giovanni Fattori, Egisto Ferroni, Michele Gordigiani ed Enrico Pollastrini.

1875

Va a Parigi con la moglie per dieci giorni per visitare il Salon. E' interessato ad acquistare riproduzioni di artisti contemporanei eseguite dal famoso fotografo George Caleb Bingham.

1875-76

Contribuisce al successo della galleria d'arte che Lega e Borrani hanno aperto in Piazza Santa Trinita.

In quest'epoca Banti esegue opere  quali Ritratto della figlia Alaide e Tre contadine sedute dinanzi a ad una siepe rivelatrici  della sua profonda meditazione sui valori simbolici impliciti allo "studio" delle forme.

1876

30 gennaio,  Banti, Fattori e Signorini,  si uniscono alla protesta contro le mostre circolanti organizzate da una giuria su cui influisce il potere centralizzato della capitale.

Gennaio- Giugno, intrattiene una corrispondenza con Serafino De Tivoli che da Parigi invia per la galleria Lega-Borrani due opere che probabilmente è Banti stesso ad acquistare.

E' membro del consiglio della Società Promotrice di Belle Arti di Firenze.

1877

Con lo scultore Luigi Frullini tenta invano di ridar vita al Giornale Artistico, che ha cessato le sue pubblicazioni dal 1873.

7 luglio, nasce intanto  il figlio Mino Ottavio.

1878

30 Marzo, Diego Martelli si trasferisce per un anno a Parigi.

7 Luglio, muore la Marchesa Vettori e la famiglia Banti eredita un ingente patrimonio immobiliare.

1879

Probabile viaggio a Londra, dove vive il figlio Alfredo sposato ad un inglese.

1880

Febbraio, Diego Martelli mette in evidenza l'importanza della pittura impressionista con la conferenza tenuta al Circolo Filologico di Livorno, testo fondamentale nella letteratura artistica europea.

Ha luogo a Firenze l'Esposizione Internazionale dei quadri moderni tenuta dalla Società Donatello. Tra gli artisti stranieri sono presenti Manet, Eva Gonzales e Ingres con Edipo e la Sfinge.

1883

Giugno, sulla Gazzetta d'Italia Nino Costa, pubblicando alcuni articoli in occasione della Mostra di Belle Arti a Roma, parla con sottintesa ironia della partecipazione toscana.

Sostituisce il Barabino nell'amministrazione del Circolo Artistico.

1884

Con alcuni artisti inglesi Costa fonda la cosidetta "Scuola etrusca" che espone alla Grosvenor Gallery di Londra.

Viene nominato professore all'Accademia di Firenze, membro della Commissione incaricata del riordinamento degli Uffizi e Cavaliere della Corona d'Italia. Era stato Fattori  a fare il suo nome per questa onorificenza.

1884-85

Boldini soggiorna dall'amico alla villa del "Barone", dove esegue alcuni studi di soggetto agreste e i ritratti di Banti e di Alaide. Nella loro corrispondenza parlano spesso di fotografie di affreschi fiorentini del Quattrocento, che Banti deve inviare all'amico. Chiede però  in cambio riproduzioni di opere di Degas e di Ingres.

1886

23 Maggio, muore Adriano Cecioni e Banti si adopera per onorare per onorarne la memoria. Dona a Ferdinando Martini il quadro Lavoranti di paglia della Val d'Elsa, adempiendo così ad una promessa fatta dal Cecioni.

Nella corrispondenza con Boldini, è portato ad incoraggiare l'amico a concedere meno al gusto del pubblico, e al successo che ne deriva.

1887

13 Agosto, Banti arriva con la famiglia a Londra, trattenendovisi per circa un mese. Fa visita allo studio di Whistler, dalla cui opera rimane colpito, e allo studio di Leighton in Holland Park Road.

 In ottobre Boldini con Banti e Pestellini, soggiorna a Venezia; nello stesso periodo Banti s'interessa per acquistargli un fondo agricolo, senza che l'iniziativa abbia però  un seguito.

1888

 Marco Calderini lavora al volume su Antonio Fonatanesi, morto nel 1882, chiedendo quindi  a Banti il contributo delle sue informazioni.

Il gruppo degli artisti fiorentini Fattori, Cannicci, Pestellini e Signorini, con l'aiuto di Cabianca che vive a Roma, segnalano Banti per la candidatura a membro della Commissione Permanente di Belle Arti.

1889

Ha luogo a Parigi l'Esposizione Universale. Boldini è nominato membro della sezione italiana e affida a Banti, Signorini e Rivalta l'incarico di scegliere le opere degli artisti toscani invitati. Niccolò Cannicci viene quindi  premiato per il quadro Il ritorno dalla festa.

Per questo artista, che ha bisogno di vendere le sue opere, Banti intercede presso Boldini.

1891

Trascorre le sue giornate a Montorsoli e la  salute malferma lo costringe a declinare l'invito fattogli dal Signorini di far parte del giurì per il concorso della Società Promotrice.

1892

Boldini a Montorsoli, ospite di Banti;  inoltre una lettera dell'11 Ottobre indirizzata alla moglie del Banti da Roma indurrebbe a pensare che in quel momento i due amici vi hanno fatto un viaggio in comune.

1893

Aiuta il Cannicci a superare delle difficoltà finanziarie.

1895

Pubblicando il Dizionario degli artisti italiani viventi Angelo De Gubernatis dà rilievo alla personalità artistica di Banti.

21 settembre, muore Silvestro Lega e Banti contribuirà generosamente alla realizzazione di un busto in bronzo da porre sulla sua tomba.

1896

20 Novembre, muore Diego Martelli e viene  promossa una sottoscrizione alla quale Banti aderisce con una congrua somma.

1898

18 Gennaio, muore di nefrite la moglie Leopolda Redi e  la  salma viene  tumulata nella cappella di famiglia al "Barone".

1901

In concomitanza con l'uscita del volume su Fontanesi di Marco Calderini, la Biennale di Venezia dedica un'ampia rassegna all'artista emiliano.

1902

Anna Franchi pubblica il volume Arte e artisti toscani  e mette così  in evidenza la funzione di protagonista avuta da Banti nel movimento macchiaiolo.

30 Dicembre, muore a 36 anni il figlio Gino.

1903

Boldini viene in Italia con l'intenzione di unirsi in matrimonio con Alaide Banti ma  il sacramento non viene   celebrato.

Ne deriva così una rottura fra i due vecchi amici.

1904

Cristiano Banti muore il 4 dicembre 1904  al "Barone" e  segue  poi la tumulazione nella cappella di famiglia.

CATALOGO OPERE | | ANALISI CRITICA:  Cristiano Banti di Giuliano Matteucci, 1982 / Cristiano Banti un macchiaiolo nel suo tempo di Giuliano Matteucci (articolo che richiede qualche attimo di attesa per il caricamento della pagina).


Giuseppe Abbati foto

Abbati Giuseppe (1836-1868). Biografia. Quadri in vendita.

 

Napoli 1836 - Firenze 1868

Giuseppe-AbbatiFiglio di Vincenzo, garbato pittore d’interni alla maniera di Granet, e di Francesca De Romano, trascorse la sua primissima infanzia a Napoli.  All’età di  sei anni si trasferì a Firenze con la famiglia dove rimase sino al 1846, anno in cui si spostò a Venezia.

Qui colse immediatamente la portata rivoluzionaria delle idee di Signorini quando, nel ’56, per la prima volta, lo sentì parlare di “macchia”, “tono” e “valore”.

Pur restandone profondamente colpito, non si convertì subito a questo nuovo tipo di pittura.

Nel ’59, stabilitosi a Napoli, partecipò alla mostra del reale Museo Borbonico (La cappella di San Tommaso d’Aquino in San Domenico Maggiore).

Qui si esercitò nella copia dagli affreschi di Ercolano e Pompei e in alcuni studi d’interno di monumenti celebri.

Continuò a dedicarsi a questa specialità anche quando, alla fine del ’60,  si trasferì definitivamente a Firenze.

Si presentò alla prima grande Esposizione Nazionale, con un interno di Santa Maria Novella e due di San Miniato.

Nonostante il successo ottenuto, rifiutò il riconoscimento, solidale con un gruppo d’artisti in polemica con la composizione della giuria.

Intraprese, frattanto, le prime ricerche di “macchia” che, risolte in Chiostro e Chiostro di Santa Croce, attraverso contrasti decisi di colore e di chiaroscuro, lo portarono a rinnovare l’impianto pittorico della successiva produzione, per molti versi ancora legata alla maniera paterna.

Giuseppe Abbati frequentò  il Caffè Michelangiolo e il Circolo dei Risorti dove, dopo essere stato introdotto da de Tivoli, strinse un’amicizia solidale, dapprima con Sernesi, d’Ancona e Borrani, poi con Cabianca, Banti e Fattori che  lo ritrasse  con la divisa dei carabinieri genovesi in un disegno a matita.

A nutrire per lui una simpatia e un’ammirazione speciale fu principalmente Diego Martelli, del quale, dall’agosto del’61, fu spesso ospite a Castelnuovo e a Castiglioncello.

Qui intensificò gli studi all’aperto: Marina di Castiglioncello, Lido con bovi al pascolo, La casa di Diego con l’orto, Marina, Villa con la punta, Bimbi a Castiglioncello.

Fu proprio da questa comunanza di visione, oltre che dalla condivisione del metodo di lavoro portato avanti anche da Lega e Signorini, che videro la luce a partire dal’62 alcuni dei suoi lavori migliori, autentici saggi delle sperimentazioni macchiaiole (Il Mugnone alle Cure, Stradina al sole, Motivo sull’Arno).

Si stabilì, intanto, in via dello Sprone insieme a Martelli, per cui dipinse, nel ’65, il ritratto della compagna Teresa Fabbrini; l’amico ricorderà questo come un periodo molto operoso per Abbati, confermato dalle ripetute partecipazioni alle Promotrici, dagli studi en plein air e dagli interni monumentali.

Nell’estate del’62 seguì per la seconda volta Garibaldi nella spedizione conclusasi con l’infausto epilogo d’Aspromonte.

In estate, stimolato dall’entusiasmo di Fattori, eseguì alcune tavolette dal caratteristico taglio allungato.

Si ricordino tra queste  la Veduta di Castiglioncello,Carro e bovi nella Maremma toscana e Bovi al carro.

All’inizio del ‘68, per le complicazioni riportate a seguito di una  una ferita provocatagli dal suo cane mastino , morì all’ospedale di Firenze.

CATALOGO OPERE:Dintorni di Castiglioncello.
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Odoardo Borrani ritratto

Borrani Odoardo (1832-1905). Biografia. Quadri in vendita.

Odoardo-Borrani-vendita-paesaggi-fiorentiniOdoardo Borrani nacque a Pisa nel 1832.

Completò la formazione in ambito accademico negli anni Cinquanta a Firenze, sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli e Enrico Pollastrini.

Conosciuto Signorini verso il ’53, si recò con lui e in seguito con Cabianca a dipingere all’aria aperta.

Testimonianza dell’attività di quegli anni è una serie di disegni ambientata sulle colline di Fiesole e nella zona del Pignone.

Con i due amici iniziò a frequentare nel ’55, il Caffè Michelangiolo.

Nello stesso anno, partecipò, sotto la direzione del Bianchi, al concorso dell’Accademia.

Allontanatosi poco dopo dal vecchio maestro, si dedicò, con sempre maggiore assiduità, alla pittura en plein air.

Presentò, frattanto, alla Promotrice fiorentina del ’57 un soggetto di vita contemporanea (L’atrio del teatro della Pergola).

Si guadagnò così  l’apprezzamento del Pollastrini.

Quest'ultimo lo invitò a partecipare al concorso triennale dell’Accademia, dove si aggiudicò la medaglia d’oro con La congiura dei Pazzi.

Ebbero così inizio le sue ripetute presenze alle mostre ufficiali che lo vedranno impegnato per tutta la vita, assicurandogli un discreto successo.

Nel '59 sarà  gli artiglieri volontari alla Seconda Guerra d’Indipendenza, da cui trarrà poi uno dei bozzetto segnalato al Concorso Ricasoli.

Nel ’61 lavorò inoltre per due mesi, insieme a Sernesi, a San Marcello Pistoiese, dove fissò in alcune vedute di straordinaria freschezza il paesaggio circostante.

Si ricordino Alture, Pascolo, Paesaggio dal vero nei dintorni di San Marcello, Raccolta del grano nell’Appennino.

L’anno seguente cominciò a frequentare con assiduità i possedimenti di Martelli a Castiglioncello.

Qui realizzerà alcuni dei suoi lavori migliori (Casa e Marina a Castiglioncello e Campagna di Castiglioncello con giovane contadino).

Frutto della stretto sodalizio artistico con Abbati e Fattori, maturato durante l’estate del ’67 sempre nella tenuta dell’amico scrittore, sono, invece, Carro rosso a Castiglioncello e Signora con l’ombrellino.

Continuò ad avvalersi della stesura a “macchia” come fase preparatoria per il quadro di storia, interpretato in chiave moderna.

Ne  Il 26 aprile 1859 e Le cucitrici di camicie rosse la luce sembra dare un risalto tangibile ad ogni minimo dettaglio, aprendo così la strada a quella sorta di intimismo domestico che avrebbe trovato in Lega uno degli interpreti migliori.

Ed è proprio nella frequentazione di quest’ultimo che si spiegano certi paesaggi assai singolari, quali Il Mugnone, Il Mugnone presso il Parterre, Lungo il Mugnone, dipinti agli inizi degli anni Settanta nelle  vicinanze di Firenze.

Il dolore per la morte del figlio e i disaccordi coniugali, lo porteranno a chiudersi sempre più in se stesso, fino a chiudere con la compagna Carlotta Meini.

Si legherà poi a Giovanna Santucci, una levatrice vedova, madre di cinque figli.

Negli ultimi anni lavorò  come decoratore di porcellane presso la manifattura Doccia e a collaborare come disegnatore all’Illustrazione Italiana.

Odoardo Borrani morì nel 1905 in solitudine nella dignitosa miseria di una casetta di Pian de Giullari, pochi mesi dopo la scomparsa della sua compagna.

 

 


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