Oscar Ghiglia, La signora Ojetti nel roseto
1907 

olio su tela, cm 50,5 x 48,5
firmato e datato in alto a destra: “29 Giug. 1907 / Oscar Ghiglia”

 


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Dal 1905 il giovane pittore livornese Oscar Ghiglia abbandonava le sinuosità di gusto secessionista che caratterizzavano la sua prima produzione ed intraprendeva ricerche di semplificazione e di sintesi formale che riflettevano la conoscenza delle teorie estetiche del neotradizionalismo di Maurice Denis (cui si era accostato per il tramite soprattutto di Henri des Pruraux) e l’influenza dei postimpressionisti francesi.
Ojetti, che in varie occasioni, non ultima la Biennale del 1905, aveva recensito positivamente il lavoro di Ghiglia, nel gennaio del 1907, dopo un anno dal suo trasferimento a Firenze, faceva visita allo studio dell’artista: «Alle 11 da Ghiglia il pittore con Trenta[coste] ed Angiolo Orvieto» annota Fernanda «Ghiglia mostra dei bozzetti, molto belli di colore e dei disegni. Sta in uno studio grande come la toletta mia, povero, freddo e lercio» (Diari, 6 gennaio 1907).
Due mesi dopo quel primo incontro, Ghiglia veniva invitato da Ojetti nella sua casa di via dei Della Robbia per eseguire il ritratto a matita della giovane moglie. Il disegno, opera autonoma e non studio per il ritratto nel roseto (cfr. R. Tassi, Oscar Ghiglia: aspetti grafici, in catalogo della mostra Livorno 1996, p. 115), era l’atto di nascita di un rapporto personale che assumeva precocemente la connotazione di un legame fra mecenate e artista, che entrava fin dall’inizio nel vivo della creazione.
Dal 10 al 23 marzo, nel succedersi ininterrotto delle sedute di posa occorse alla realizzazione del disegno (tutte puntualmente registrate da Fernanda), Ghiglia trascorreva intere giornate in casa Ojetti, dove aveva modo di conversare con il critico, di accedere ai libri ed alle riviste della sua ricca ed aggiornata biblioteca, di incontrare gli ospiti che abitualmente vi erano accolti.
Una frequentazione che proseguiva anche dopo la conclusione del disegno e che tornava ad essere quotidiana quando, alla fine di maggio, Ojetti commissionava al pittore il ritratto di Fernanda fra le rose: «si combina insieme [con Ghiglia] un quadruccio che verrà a cominciare domani. Il pratino di rose in fiore con me vestita di bianco, il vezzo di ambre al collo e il cappello violaceo» (Diari, 31 maggio 1907). Il ritratto veniva ultimato dopo un mese: «A colazione Ghiglia e Guidotti. Dopo colazione andiamo a riposare e i due artisti stanno in giardino. Ghiglia finisce il suo quadruccio. Grazioso, molto giapponese» (Diari, 25 giugno 1907).
Dal 2 al 25 giugno, Ghiglia aveva lavorato giornalmente al dipinto e sempre direttamente sul motivo: un lavoro lento e ponderato che definiva agli occhi di Ojetti la sostanza del processo creativo del pittore, per il quale l’opera non era trasposizione immediata ed istintiva dell’impressione naturale, ma il risultato di una meditata organizzazione mentale del dato percepito. Nel Ritratto della signora Ojetti nel roseto l’intensa luminosità e le forme compendiarie date da brevi macchie di colore puro conferiscono carattere di immediatezza all’immagine, ma ad uno sguardo più attento l’opera si rivela frutto di un’attenta costruzione formale: lo spazio è scandito ritmicamente dalle file parallele dei tronchi degli alberi, le taches di colore puro e spesso sono accostate secondo un preciso criterio armonico. Analogo procedimento seguiva Llewelyn Lloyd, ospite assiduo di casa Ojetti insieme all’amico Ghiglia, nello scorcio del Giardino di villa Ojetti dipinto nel maggio del 1908 (un anno dopo il ritratto di Fernanda) dove l’impressione di natura viene riorganizzata dal pittore in un’immagine razionalmente costruita: con la quinta scenica dell’aiuola a destra, il sentiero a sinistra, che conduce l’occhio dell’osservatore gradatamente verso il fondo, in un meditato bilanciamento di pieni e di vuoti, di luci e ombre.
Alla studiata elaborazione del ritratto di Fernanda da parte di Ghiglia non poteva essere estraneo, dunque, il magistero di Ojetti; così come alle sollecitazioni mediate dal critico in quei mesi sono riconducibili, a nostro avviso, la scelta del ritratto en plein air, il primo nella produzione di Ghiglia, e la conseguente accensione luministica della gamma cromatica.
La data del 29 che compare sulla tela corrisponde al giorno della consegna: «Alle 5 ½ viene Ghiglia e Ugo gli da 100 lire pel quadruccio delle rose. Lui non le voleva. […] Povero figliolo! Aveva tanto bisogno di denaro». Munito di cornice, il dipinto veniva appeso in camera di Ojetti: «Alle 6 viene Ghiglia. Incornicia il suo quadro e lo appendiamo subito in camera di Ugo. Sta deliziosamente» (Diari, 25 e 29 giugno, 12 luglio 1907).

G. Battaglia in catalogo della mostra, Centro Matteucci per l’Arte Moderna, Da Fattori a Casorati. Capolavori della collezione Ojetti, Viareggio, 26 giugno-12settembre 2010, pp. 128-129

 

Esposizioni
Tour Fromage–Musée des Augustin, Prima dell’Avanguardia. Da Fattori a Modigliani, Aosta-Tolosa, 14 dicembre 1985-31 marzo 1986, n. 37; Museo Civico “Giovanni Fattori” Villa Mimbelli, Oscar Ghiglia dal “Leonardo” agli anni di “Novecento”, Livorno, 5 luglio-1 settembre 1996, p. 37, n. 5; Palazzo Strozzi, Percorsi della pittura figurativa del Novecento fra Toscana e Firenze, Firenze, 20 maggio-26 giugno 2005, p.79; Modenantiquaria-Padiglione Excelsior, I Postmacchiaioli, Modena, 16-24 febbraio 2008, pp. 96-97, n. 43; Centro Matteucci per l’Arte Moderna, Da Fattori a Casorati. Capolavori della collezione Ojetti, Viareggio, 26 giugno-12 settembre 2010, pp. 128-129

 

Bibliografia
U. Ojetti, Il pittore Oscar Ghiglia, 1920, ripr. p. 123; L. Lloyd, Tempi andati, p. 97, Firenze, 1951; P. Stefani, Oscar Ghiglia e il suo tempo, fig. XVI, Firenze, 1985; R. Monti-G. Matteucci, I Postmacchiaioli, Roma, 1991, p. 123, fig. 190; R. Monti, Un’avventura toscana, in catalogo della mostra (Palazzo Ruspoli Fondazione Memmo, I Postmacchiaioli, Roma, 3 dicembre 1993-28 febbraio 1994), p. 13; A. Marabottini-V. Quercioli, Oscar Ghiglia. Maestro del Novecento Italiano, catalogo della mostra (Prato) 1996, p. 35; R. Monti, in Pittura & Pittori dell’Ottocento italiano, vol.3, II, Novara, 1997-1998, p. 209; G. De Lorenzi, Le poetiche di fine secolo, verso il Novecento, in Storia delle arti in Toscana. L’Ottocento, Firenze, 1999, pp. 237-238; G. De Lorenzi, Ugo Ojetti e l’Ottocento, in “L’Artista”, 2004, pp. 149, 152; G. Battaglia, La raccolta Ojetti, tesi specialistica in storia dell’arte contemporanea, relatrice prof.ssa G. De Lorenzi, Università degli Studi di Firenze, aa. 2005-2006, vol. II, pp. 316-317; A. Marabottini, Oscar Ghiglia nei primi due decenni del 1900, in Id. Oscar Ghiglia: natura morta con mele, l’alzatina Sforni, Firenze, 2007, pp. 23-24, fig. 5; E. Angiuli, Oscar Ghiglia: un mosaico di colori e di spazi, Firenze, 2008, p. 13; G. Battaglia, schede in catalogo della mostra (Viareggio, 2010), pp. 128-129