di Marilena Pirrelli da Il Sole 24 ore, 21 agosto 2015
Vorrei valutare la mia collezione, quali sono i parametri?
Quando si parla di valutare opere d’arte non esiste un valore unico buono per tutte le circostanze. Negli Stati Uniti si distingue tra valore assicurativo (insurance value), il più alto perché deve coprire il costo dell’opera se viene danneggiata e si decide di rimpiazzarla subito con una simile (“dello stesso tipo e qualità”) dal valore di mercato (fair market value), usato anche per scopi fiscali. C’è poi un valore di mercato applicato in caso di divorzio (ivorce value) più basso perché rappresenta il valore rimasto al venditore dopo che vengono sottratte tutte le spese di vendita. Segue il valore in caso di bancarotta o liquidazione, che si ha quando il tempo per vendere rappresenta un fattore cruciale. Infine, il valore di “salvataggio” (salvage) pari al valore rimasto dopo che un’opera è stata danneggiata. Se si fa valutare un’opera per usarla come collaterale di un prestito, si considera il fair market value e poi il prestatore concede di solito un prestito pari al 40,50 o 60% di quella valutazione.