di Ada Masoero, da Il Giornale dell’Arte, gennaio 2016
Brescia. Palazzo Martinengo presenta dal 23 gennaio al 12 giugno una mostra di oltre 100 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali, curata da davide Dotti, che esplora «Lo splendore di Venezia» attraverso i dipinti di Canaletto, Bellotto e Guardi, spingendosi però con lo sguardo fino agli artisti dell’intero Ottocento. Ad aprire il percorso, ordinato cronologicamente, sono l’olandese Gaspar van Wittel e il friulano Luca Carlevarijs, che inaugurano la stagione del Vedutismo veneziano settecentesco, subito dominata dal Canaletto, i cui dipinti sono accostati a quelli del padre Bernard canal e del grande nipote Bernardo Bellotto. Nel secondo e terzo quarto del Settecento s’impongono le vedute degli italiani Michele Marieschi, Francesco Albotto, Antonio Gnoli, Jacopo Fabris, dello svedese Johan Richter e dell’inglese William James, seguiti da Francesco Guardi, che con le sue vedute fantasmatiche di una città che pare dissolversi nelle sue stesse acque, crea un’immagine nuova e più moderna di Venezia, percorsa da brividi sino ad allora sconosciuti. Tocca al friulano Giuseppe Bernardino Bison (morto nel 1844) traghettare il Vedutismo veneziano nella nuova sensibilità romantica: i suoi dipinti, molti dei quali inediti, sono messi a confronto con quelli dei contemporanei Giovanni Migliara, Giuseppe Borsato, Francesco Moja, Giuseppe Canella, che con lui contribuiscono a diffondere un volto più attuale della città. Dopo le sale dedicate ai Grubacs e a Ippolito Caffi, si avanza fino alle soglie dell’età moderna con Luigi Querena, Francesco Zanin, Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo e altri ancora. La sezione dedicata alle incisioni e quella in cui figurano animate scene di vita quotidiana completano un percorso che rende omaggio anche a Brescia attraverso una grande, rara veduta di San Marco del 1839, del bresciano Angelo Inganni.