Cammarano Michele (1835-1920). Biografia. Quadri in vendita.
Michele Cammarano nacque a Napoli nel 1835 e ricevette i primi insegnamenti artistici dal nonno paterno Giuseppe e dal prozio Antonio.
Nel 1853 si iscrisse al Real Istituto di Belle Arti di Napoli.
Qui frequentò la scuola di Paesaggio di Gabriele Smargiassi e quella di Scenografia di Pietro Venier.
Tra il 1854 e il ‘55 entrò in contatto con Nicola Palizzi eseguendo con lui studi all’aperto a Capri, Cava e a Campobasso.
L’anno successivo conobbe il fratello Filippo.
La loro influenza è evidente nel dipinto I crociati che tagliano un bosco e nel Paesaggio invernale o giornata triste del 1861.
Nel 1859 al concorso per il pensionato di Roma presentò il paesaggio storico Anacoreta presso una spelonca, che se nell’impostazione compositiva evidenzia ancora legami con Smargiassi, nella tensione luministica denota piuttosto un’attenzione ai modi di Nicola Palizzi.
Nel 1860 partecipò ai moti risorgimentali seguendo Garibaldi e arruolandosi nella Guardia Nazionale contro il brigantaggio.
Frutto di tali esperienze è il dipinto Due martiri della Patria presentato all’esposizione di Firenze del 1861, città nella quale entrò in contatto con i Macchiaioli.
Nel 1862 Cammarano partecipò alla napoletana Società promotrice di Belle Arti con Napoli 2 novembre, Episodio del terremoto di Torre del Greco nel 1862. Quetso fu acquistato dal barone Vonwiller.
L’anno seguente vi presentò Ozio e lavoro.
Sempre nel ‘63 prese parte al concorso bandito dal Municipio di Napoli per l’acquisto di un quadro storico con Le stragi di Altamura.
Il dipinto era ispirato ai delitti del cardinale Ruffo al tempo della repubblica napoletana del 1799.
Nel 1865 si trasferì a Roma dedicandosi a quadri di soggetto popolare in cui è forte la vena polemica nei confronti della società dell’epoca.
Tra il 1868 e ’69, durante il soggiorno veneziano, presentò alcune opere come Piazza San Marco e Le risorse della povera gente, che suscitarono grande interesse da parte di Guglielmo Ciardi, Luigi Nono e Giacomo Favretto.
Rientrato a Roma, si recò a Parigi nel 1870 per conoscere Courbet; apprezzò anche opere di Gericault, Delacroix, Ingres, Millet e Rousseau. Per il Salon realizzò Debito di gioco.
Di nuovo a Roma, ne celebrò la liberazione con La Carica dei Bersaglieri a Porta Pia del 1871.
A questo altri dipinti di carattere storico, quali Il 24 giugno 1859 a San Martino (1853) e La battaglia di Dogali, commissionatagli dal governo italiano nel 1888 e terminata solo nel 1895.
Nel 1900 rientrò a Napoli e ricoprì, all’Istituto di Belle Arti, sino alla morte nel ’20, la Cattedra di pittura di paesaggio, già di Filippo Palizzi.