Campigli Massimo (1895-1971). Biografia. Quadri in vendita.
Massimo Campigli nacque a Berlino il 4 luglio 1895.
Trascorse gran parte dell’infanzia a Firenze affidato alle cure della nonna e delle zie.
Dopo il trasferimento a Milano nel 1909, grazie alla collaborazione come stenografo nella redazione del “Corriere della Sera”, ebbe modo di entrare in contatto, nel 1914, con il Movimento Futurista.
Sempre quell’anno, pubblicò lo scritto Parole in libertà sulla rivista fiorentina “Lacerba”.
Arruolatosi nell’esercito italiano, venne prigionato in Ungheria, riuscendo a fuggire dopo 20 mesi.
Nel 1918, di nuovo a Milano, riprese il lavoro al quotidiano.
Si recò a Parigi come corrispondente, lavorando di notte presso la sede del giornale “Le Matin”.
Aprì uno studio a Parigi in rue Daguerre, dove, nel 1919, dipinse il primo Autoritratto.
Nel 1922 Léonce Rosenberg, il grande mercante d’arte del momento, gli acquistò alcuni dipinti tra cui Giocatori di scacchi, Bambina e bambola, Donna con macinino; opere successivamente rinnegate e, talvolta, distrutte dallo stesso Campigli.
La prima personale fu allestita nel ‘23 quando, grazie anche all’interessamento di Emilio Cecchi, espose alla Casa d’Aste Bragaglia di Roma.
Nel ‘26 sposò la pittrice romena Magdalena Radulescu, soprannominata Dutza.
Due anni più tardi si recò con lei in Italia, facendo sosta a Firenze presso alcuni parenti e visitando i musei romani.
Qui, a Villa Giulia, rimase affascinato, soprattutto, dai reperti etruschi.
Invitato lo stesso anno alla XVI Biennale di Venezia presentò per la prima volta dipinti dedicati a figure femminili geometricamente stilizzate e definite da tonalità terrose (Donne con il busto, Ritratto di Dutza e Le acrobate).
Queste da quel momento, costituirono uno degli elementi più caratterizzanti della sua pittura.
L’anno successivo, rientrato a Parigi, espose nella galleria di Jeanne Bucher ventotto quadri, tutti venduti nell’occasione.
Cominciò così ad avere un grande successo e le sue opere iniziarono a figurare ad importanti mostre in Italia, Francia ed America.
Nel 1931 infatti tenne una personale a New York nella prestigiosa Julian Levy Gallery.
Nel 1933 Massimo Campigli firmò, con Sironi, Carrà e Funi, il Manifesto della pittura murale.
Decorò, a Milano il salone delle Cerimonie alla V Triennale., con un grande affresco dedicato alle “madri, le contadine, le lavoratrici” (andato perduto).
Nel 1937, ottenuto l’annullamento del primo matrimonio, sposò la scultrice Giuditta Scalini.
L’anno seguente uscì a Parigi la prima importante monografia a lui dedicata da Pierre Courthion.
Dopo un breve soggiorno a Milano con la moglie, trascorsero gli anni della guerra a Venezia, alloggiando in estate presso Albergo Corona di Cortina d’Ampezzo di proprietà del collezionista d’arte moderna, Mario Rimoldi.
La sua popolarità crebbe enormemente e suoi dipinti, nel 1950, erano già esposti a Parigi, Boston, New York, Amsterdam, Bruxelles e Londra.
Qui, proprio quell’anno gli fu dedicata un’importantissima mostra alla St. George’s Gallery.
Nel 1952 realizzò un grande pannello per il transatlantico Giulio Cesare e partecipò alla XXVI Biennale di Venezia con La tribuna delle donne.
Cinque anni dopo terminò la costruzione del suo primo studio a Saint-Tropez, dove, anni dopo, progettò in stile Bauhaus un secondo studio, oggi sede dell’Archivio Massimo Campigli.
Massimo Campigli morì nella nota località balneare della Costa Azzurra per un attacco cardiaco nel 1971.
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