Fanelli Francesco (1869-1924). Biografia. Quadri in vendita
Francesco Fanelli nasce a Livorno il 9 marzo 1869.
Conclusa la scuola elementare frequenta l’Istituto d’Arte “A. Passaglia” di Lucca dall’83 all’87 sotto la guida di Luigi Norfini e Michele Marcucci.
Qui ottiene, come premio di incoraggiamento, la medaglia di bronzo nello studio dal gesso.
Come molti suoi giovani concittadini, entra nell’orbita di Silvestro Lega e , dopo la chiusura della mostra livornese dell’86, è tra i partecipanti alle riunioni della trattoria del Volturno a Firenze, dove si dibatte il problema della mutazione della macchia in senso impressionista.
Nell’omaggio dedicato all’amico Vestro, da poco scomparso, Signorini lo ricorderà insieme ai tre Tommasi, al Nomellini, al Kienerk, al Torchi, al Panerai e al Bois per aver dipinto “ritratti o animali o paesi d’ogni genere”, sulle pareti del proverbiato locale, assecondando quel talento decorativo che in lui è innato e che avrà in seguito altre e migliori occasioni di rivelarsi.
Né il proselitismo leghiano, tuttavia, né quello più clamoroso di Alfredo Muller che da Parigi interviene a rinforzo, hanno su di lui effetti dirompenti e tali da provocare un’immediata conversione al verbo di Monet e Pizzarro.
Alla Promotrice fiorentina del ’91-’92, dove figurano a suo nome solo alcuni Studi dal vero.
Per Fanelli, del resto, questo è ancora un periodo di formazione.
A Firenze, nel gennaio del ’92, s’iscrive alla Scuola libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti .
La frequenta con assiduità sino al’95 e poi in seconda ripresa tra il 1902 e il 1905.
Gli è compagno di studi il concittadino Ferruccio Pagni con cui si lega di fraterna amicizia, prendendo alloggio vicino a lui in via dei Pilastri.
Un sodalizio determinante per le sorti della sua vita e della sua pittura. Tramite Pagni, scopre Torre del lago, terra ancora inviolata agli estremi confini della Toscana.
Sono gli anni dell’ascesa e del rapido declino del Club “La Bohème”, compagnia artistico-musicale- goliardica fondata da Pagni insieme allo stesso Fanelli, Gambogi, Nomellini e i fratelli Angiolo e Lodovico Tommasi sulle rive del lago, dove Giacomo Puccini ha da poco fissato la sua dimora divenendo l’ospite d’onore e un modello di riferimento per tutti.
La lontananza da Livorno e dai luoghi storici della “macchia” non resta senza conseguenze per lil suo stile.
Pur in sott’ordine rispetto all’amico Pagni e conservando più d’un debito con la tradizione macchiaiola, anch’egli tenta la via dell’Impressionismo.
Alle Promotrici di Firenze, cui continua a partecipare regolarmente, si aggiunge nel 1902 la Quadriennale di Torino.
Presenta paesaggi di Torre del Lago, della darsena viareggina e alcuni ritratti,
In queste opere può mettere a frutto quelle doti di aggraziato colorista e abile disegnatore ormai da tempo sperimentate.
Dopo la diaspora dei Bohémiens e la partenza di Pagni per l’America del Sud, il pittore si trasferisce a Viareggio.
Partecipa alla nascita dei nuovi cenacoli culturali, quali il Club “Gianni Schicchi” fondato nel ’19 in onore di Puccini e l'”Accademia gli Zeteti”, dove stringe amicizia con Enrico Pea, Moses Levy e il poeta casertano Elpidio Jenco che nel ’23 gli dedica un articolo sul “Sagittario”.
Francesco Fanelli muore l’anno dopo, durante un soggiorno a Bagno a Ripoli, il 16 luglio 1924.