Ardengo Soffici, I giocatori
1909
olio su cartone, cm 49,5 x 70
firmato in basso a sinistra: «Soffici»; sul retro la scritta: «Mulino di Bulciano 1909» e studio di paesaggio
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I giocatori fu eseguito nel 1909, due anni dopo il ritorno da Parigi dove aveva vissuto sin dal 1900, assorbendone avidamente la cultura pittorica e letteraria, da Baudelaire a Rimbaud, Max Jacob, Apollinaire. Al rientro in Italia, sebbene vivesse fuori città e con pochissimi mezzi, Soffici seppe però veramente – come dice Luigi Cavallo – portare “L’Europa in Toscana”, diffondendo attraverso numerose riviste le novità d’Oltralpe: scrisse di Cézanne e di Denis, di Medardo Rosso, di Rousseau il Doganiere, di Braque e Picasso e degli impressionisti (intesi però in un’accezione più ampia), poi portati a Firenze nel 1910 con la Prima Mostra Italiana dell’Impressionismo francese. Di tutti prediligeva Cézanne (postimpressionista in realtà), perché profeta del cubismo: e come non ritrovare nei suoi Giocatori un’eco evidente, nel tema, nell’impaginazione e nel consolidamento delle forme, dei celeberrimi Giocatori di carte e dei Fumatori di pipa del francese? Benché a Giovanni Boine, che gli chiedeva del suo debito nei confronti del maestro di Aix, rispondesse: «La mia pittura assomiglia davvero un po’ alla sua, ma il valore ne è (hélas!) molto più piccolo. Eppoi io ho voluto e sono riuscito […] a restare italiano, e questo è per me importantissimo». Cézanne sì, dunque, ma letto con gli occhi di chi conosceva bene Giotto, Masaccio, Paolo Uccello.
A. Masoero, in Prima e dopo la Secessione Romana. Pittura in Italia 1900-1935 (catalogo della mostra), Centro Matteucci per l’Arte Moderna, Viareggio, 2013, p. 50.
Esposizioni
Centro Matteucci per l’Arte Moderna, Prima e dopo la Secessione Romana. Pittura in Italia 1900-1935, Viareggio, 20 luglio-3 novembre, n. 9.
Bibliografia
G. Raimondi-L. Cavallo, Ardengo Soffici, Nuove Edizioni Enrico Vallecchi, Firenze, 1967, pp. 87, CCXV, n. 103 (ripr.); A. Masoero, in catalogo della mostra (Viareggio, 2013), p. 50.