Daniele-Ranzoni-autoritratto

Ranzoni Daniele (1843-1889). Biografia. Quadri in vendita.

Daniele-Ranzoni-vendita-quadri-scapigliaturaDaniele Ranzoni nacque a Intra (Novara) nel 1843.

Di umili origini, si appassionò fina da piccolo all’arte del disegno sotto la guida del pittore Litta.

Appena tredicenne, grazie all’aiuto di facoltose famiglie locali, s’iscrisse all’Accademia di Brera.

Qui strinse amicizia con altri studenti quali Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi e Medardo Rosso.

Nel 1857 ottenne il primo premio per la scuola di ornato.

Tranne un breve periodo trascorso all’Accademia Albertina di Torino ( dove, secondo quanto riportato in seguito da Vittore Grubicy, fu fortemente influenzato dalla pittura di Antonio Fontanesi), continuò gli studi a Milano fino al 1863.

Nel 1864 rientrò nella città natale dove aprì un piccolo studio.

Nel 1865 con il pittore-fotografo Giacomo Imperatori fondò il "Circolo dell'Armonia" che riuniva pittori, musicisti, fotografi, scrittori e professionisti vari.

Oltre a dipingere insegne di locande, carri carnevaleschi e scene teatrali, Ranzoni si dedicò principalmente ai ritratti.

La svolta nella sua carriera artistica avvenne con ’incontro con l’aristocrazia straniera, specialmente con i principi Troubetzkoy.

Nella villa sul lago di quest'ultimi, in un'atmosfera di serenità e di grande fermento culturale, Ranzoni si stabilì a partire dal 1873.

Si prese cura dell'educazione dei principini Pierre, Paolo e Gigi e, contemporaneamente, potè dedicarsi al lavoro e partecipare alla vita di società aristocratica e cosmopolita dei suoi protettori.

Fu questo  un periodo di copiosa produzione (I Pizzoni e il Sasso di ferro veduti da villa Ada sul lago Maggiore, Chalet della villa Ada, 1871; Ritratto di fanciulli con cane, 1874, Milano, Galleria d’Arte Moderna).

Alla fine del 1877, su insistenze della famiglia  Medlycott che soggiornò in quell'anno nei pressi di villa Troubetzkoy, Ranzoni decise di trasferirsi in Inghilterra.

Fu ospite, nel Somerset, prima dei Medlycott, nella dimora di Ven House e poi dei Paget a Crammore Hall; successivamente nel palazzo di Edward Wood nello Shropshire e poi nel Kent presso i Nevill diventando così il ritrattista più richiesto dalla nobiltà terriera inglese.

Il  rifiuto però, nel '79, della Royal Academy di esporre alcuni suoi dipinti alla rassegna annuale lo spinse a rientrare in Italia.

Qui soggiornò spesso nella villa comasca dei fratelli Pisani Dossi in un clima di vivace e fervido dibattito culturale.

Risalgono a questo felice periodo  il Ritratto della contessa Arrivabene, della signora Pisani Dossi della giovinetta in bianco etc.

Le forti depressioni a cui era soggetto cominciarono però a peggiorare.

Daniele Ranzoni morì  il 29 ottobre del 1889 in totale solitudine.

CATALOGO OPERE:  Al Balcone. I curiosi - Al balcone. Le curiose
ANTOLOGIA CRITICA: Focus su daniele Ranzoni

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Mario-Puccini-foto

Puccini Mario (1869-1920). Biografia. Quadri in vendita.

Mario-Puccini-biografia-quadri-in-venditaMario Puccini nacque a Livorno nel 1869.

Considerata la personalità di maggior temperamento ed estro tra i Postmacchiaioli, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1884 con Giuseppe Pellizza da Volpedo e Plinio Nomellini.

Esordì nel 1887 con uno Studio di testa presentato alla Società d’Incoraggiamento.

Diplomatosi nel 1892, partecipò ad alcune esposizioni fiorentine (Ave Maria, 1888, collezione privata; Studio di testa, 1889) frequentando nel frattempo la "Scuola Libera di Nudo".

Dal 1893 al '98 subì però numerosi ricoveri in ospedali psichiatrici a causa di gravi crisi depressive.

Di quegli anni rimangono solo alcuni ritratti.

Nel 1901 partecipò alla Mostra di Livorno con Paese del Gabbro.

Nel 1907 si trasferì nel livornese Borgo Cappuccini mantenendosi con attività artigianali e frequentando l’ambiente artistico del Caffè Bardi.

Proprio per questo locale realizzerà la decorazione della sala interna con una grande tela e due disegni a carbone.

L’apprezzamento di cui godeva da parte di collezionisti fiorentini (primo fra tutti Sforni) e mercanti-amatori (Mario Galli, Romolo Monti ecc.) gli permise di vendere le sue opere.

Nel 1912 fu ospite, a Digne, del fratello Amedeo; in questo periodo firmò i suoi lavori con il soprannome “Pochein”.

Rientrato in Italia partecipò a numerose rassegne espositive a Genova (1912), Livorno (1913, II Mostra d’Arte ai Bagni Pancaldi), Firenze e Roma.

Mario Puccini morì  nel 1920 nell’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze , per una polmonite a lungo trascurata.

 

CATALOGO OPERE: Il bindolo,  Marina di Castiglioncello.

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Antonio-Puccinelli-autoritratto

Puccinelli Antonio (1822-1897). Biografia. Quadri in vendita.

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Antonio-Puccinelli-vendita-pittura-accademicaAntonio Puccinelli nacque a Castelfranco di Sotto (Pisa) il 19 marzo 1822.

Ricevette i primi insegnamenti da Giuseppe Bezzuoli  all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Qui, dal ’39, frequentò le lezioni di "Elementi del disegno" e successivamente la"Scuola delle Statue".

Passò poi, sotto la guida del Bezzuoli, alla "Scuola di Pittura".

Primeggiò, nel’41, al concorso di emulazione con il perduto Giotto che fa il ritratto a Dante nella Cappella del Bargello.

Nel ’46, vinse al Concorso Triennale con il Mosè ancor Bambino calpesta la corona di Faraone.

Entrò in contatto con la Scuola Pia dei Padri Scolopi di Volterra già dal ’44.

Dipingendo  per uno dei suoi protettori Sant’Anna che insegna a leggere a Maria Bambina, nel giro di breve tempo ricevette  parecchie commissioni.

Tra i frequentatori del Caffè Michelangiolo, ben presto maturò il suo sentimento politico come attestano il ritratto di Curio Nuti e quello di Emilio Donnini, eseguiti nel ‘48.

A quell’anno risale, inoltre, il debutto alla Promotrice fiorentina con un dipinto dal titolo Italia.

Partecipò inoltre  all’esposizione accademica con un Ritratto maschile e Colombo al convento di Santa Maria della Rabida.

Vinto, nel ’49, il Concorso per il posto di studio a Roma, vi rimase fino al ‘52.

Fu allora che, pur fedele nei dipinti ufficiali ai dettami dell’Accademia, sembrò preferire all’estrema minuzia e nitidezza dell’esecuzione uno stile vivace e immediato.

Applicò infatti ,per la prima volta, nella Passeggiata del muro torto, a un soggetto di vita moderna una maniera sintetica abbreviata caratterizzata da forti contrasti luministici, tipica fino a quel momento del bozzetto del quadro di storia.

Concluso il perfezionamento con un breve soggiorno a Venezia, dove rimase colpito dal colorismo dei pittori antichi, rientrò a Firenze.

Qui aprì, nel ’53, uno studio in via Chiappina (poi Valfonda) che manterrà per tutta la vita, chiamandovi a collaborare suo fratello Puccio, anch’egli pittore.

S’inaugurò così un periodo favorevole per la sua carriera artistica anche sotto il profilo economico.

Apprezzato tra i committenti stranieri dipinse, infatti, per l’inglese Francis Joseph Sloane L’Accademia platonica.

Questo fu il primo di una serie di soggetti medicei che, destinati alla restaurata villa di Careggi, gli varranno la nomina all’Accademia fiorentina.

Eseguì, inoltre, alcune tele di minore formato, per lo più ritratti.

Tra questi,  quello della prima moglie Francesca Guasconi, che sposerà a Bologna nel ’62, dopo dieci anni di convivenza.

Risalgono allo stesso momento una serie di nudi e di studi di figure femminili.

Vale la pena ricordare  La tradita, La visita, La bagnante, Il risveglio e Leda sorpresa dal Cigno.

Nel ’58 Antonio Puccinelli  tra i promotori, con Enrico Pollastrini e Antonio Ciseri, della rivista "Ricordi fotografici degli artisti contemporanei in Toscana"che ebbe, però, vita brevissima.

Tre anni dopo presentò alla Promotrice fiorentina il Ricordo amoroso, successivamente premiato con una medaglia d’oro a Bologna.

Nello stesso perido partecipò alla Prima Esposizione Nazionale con  l’Accademia Platonica,Lucrezia BorgiaLeone X a Careggi e due ritratti.

Nel giugno dello stesso anno fu nominato Professore di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Da  quel momento, divise il suo tempo tra l’insegnamento e i soggiorni in Toscana, prima a Firenze, dove sua moglie continuò a vivere fino alla morte e poi a Pistoia.

Qui si legò di un’amicizia particolare con Luigi Ganucci-Cancellieri e Giovanni Ruffino e dove, nell’ottobre del’66, sposò in seconde nozze Adelaide Badioli.

Proprio nell’ambiente pistoiese videro la luce, oltre a alcuni quadri di argomento storico e a non pochi ritratti per la ricca committenza locale, opere quali Ritratto di Nerina Badioli, Villa Petrocchi e le varie versioni del Chiostro dell’Ospedale del ceppo.

In questi dipinti  la rigida impostazione purista lasciò il posto ad un’immediatezza espressiva vicina a quella dei Macchiaioli.

Nel 1867 partecipò con  Enrico Pollastrini e Stefano Ussi all’esposizione di Parigi.

Nel ’75, fedele alla tradizione neoclassica, si provò ancora nell’affresco, portando a termine la Liberazione di San Pietro e il Martirio di San Paolo per la cappella degli Alluminati nella Chiesa della Madonna dell’Umiltà di Pistoia.

Sempre a Pistoia, collaborò con Demostene Macciò e Pietro Ulivi alla lunetta del Beato Andrea Franchi per la Chiesa di San Paolo.

Continuò inoltre a lavorare  per l’aristocrazia volterrana.

Nel’ 97, chiesto il pensionato dall’Accademia di Bologna, si ritirò definitivamente a Firenze.

Antonio Puccinelli morì nel 1897 a Firenze.

 

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Filippo-Palizzi-autoritratto

Palizzi Filippo(1818-1899). Biografia. Quadri in vendita.

Filippo-Palizzi-vendita-quadri-meridionali

Filippo Palizzi nacque a Vasto (Chieti) nel 1818.

Iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1836, l’abbandonò poco dopo per frequentare la Scuola Libera di Giuseppe Bonolis, artista abruzzese che aveva una scuola privata in opposizione sia all’insegnamento dell’Accademia , sia a quello post-posillipiano.

Dopo le prime opere di chiaro stampo accademico, nel 1839 esordì alla Mostra Borbonica con il dipinto Studio di animali.

A questo  seguirono Due pastori e Pastore che beve(1841).

Nello stesso anno il Re acquistò Il mese di maggio, commissionandogli anche Ritorno dalla campagna.

Si trasferì poi in Basilicata per studiarne i costumi locali, proseguendo il viaggio, al seguito del principe Maronsi, in Moldavia, Romania, Grecia, Turchia e Malta (Veduta della Valletta, 1842, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna).

Il contatto mantenuto con il fratello Giuseppe e le ripetute visite in Francia lo  avvicinarono   alla scuola di Barbizon.

Dal 1845, convinto sostenitore del plein air,  Filippo Palizzi realizzò numerosi paesaggi traendo ispirazione da Cava dei Tirreni.

Qui  si recava infatti  ogni anno da luglio a novembre.

Nel 1861 fu tra i fondatori con Morelli e Smargiassi, della Società Promotrice di Belle Arti di Napoli.

In questa presentò , nel corso degli anni, alcune opere:Armenti, 1862;Mastino di guardia, 1864;Carica di cavalleria, 1867.

Sempre nel 1867 inviò a Parigi alcune dipinti tra cui Dopo il diluvio (Napoli, Museo di Capodimonte), nei quali risultano ben chiare le sue doti di pittore animalista.

Nel 1868 diventò docente presso il Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, dimettendosi nel 1880 per assumere la direzione del Museo Artistico Industriale Scuole Officine che aveva fondato nel 1878 con Gaetano Filangeri e Domenico Morelli.

Sin dagli anni ’60 lavorò come ceramista e incisore di acqueforti.

Nel 1892 donò alla Galleria d’Arte Moderna di Roma 256 dipinti realizzati dalla giovinezza alla maturità e, nel 1898, pochi mesi prima di morire, 118 opere al Real  Istituto di Belle Arti di Napoli.

Filippo Palizzi morì a Napoli nel 1899.


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 Alfredo Müller foto

Müller Alfredo (1869-1939). Biografia. Quadri in vendita.

1908 Alfredo Müller immagine
Alfredo Müller nacque nel 1869 a Livorno.

Crebbe in un ambiente colto ed agiato e, dal 1882, seguì, verosimilmente come allievo esterno, i corsi di Giuseppe Ciaranfi e Michele Gordigiani.

Quest'ultimo era allora titolare della cattedra di Disegno e Figura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Nel 1886 partecipò alla I Esposizione di Belle Arti di Livorno con Fattori, Lega e i fratelli Tommasi.

Nel 1888, a seguito di gravi dissesti finanziari, la famiglia si trasferì a Parigi.

Qui Müller  frequentò gli studi di Francois Flameng e Carolus-Duran: ciò significò per lui aprirsi le porte dei Salon e dell'ufficialità.

L’anno successivo partecipò alla Promotrice fiorentina con il dipinto Interno.

In questa opera   era già evidente l’influenza della pittura francese di fine secolo, stimolo sufficiente per superare l’impostazione accademica ed assimilare l’esempio della pittura en plein air di Monet e Pissarro.

Tra il 1890 ed il '95 visse a Firenze e Livorno, alternando frequenti soggiorni a Torre del Lago.

Espose nel frattempo  alla Società Promotrice di Firenze dipinti di chiara matrice impressionista, utilizzando la tecnica divisa, a piccoli tratti di colore.

Divenuto rapidamente un punto di riferimento per le nuove generazioni di artisti tra cui NomelliniBanti e Cappiello, si trasferì nel 1895 con la famiglia a Parigi e prese parte regolarmente alle esposizioni ufficiali.

Müller affiancò l’attività di pittore a quella di incisore e di cartellonista.

Collaborò infatti  con illustri riviste come la “Revue Blanche”.

Sebbene le opere del periodo parigino siano di difficile reperimento, l’attività  di quegli anni fu regolare.

Nel 1898 espose infatti  per la prima volta alla Galerie Vollard presentando trenta opere tra olii, disegni e acqueforti.

Quattro anni dopo  figurò con cinque opere grafiche alla Prima Esposizione Internazionale di “Bianco e Nero” organizzata dalla Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma.

Contemporaneamente partecipò alla vita artistica parigina esponendo al Salon d’Automne nel 1904 e quattro anni dopo alla Galerie Rosenberg con una personale.

Nel 1914, dopo lo scoppio della I Guerra Mondiale, con la moglie si stabilì nuovamente in Toscana.

I paesaggi e le vedute, presentate in occasione della Prima Esposizione Invernale toscana del 1914, si caratterizzarono per la profonda assimilazione del linguaggio di Cézanne.

Con la serie Arlecchinate, destinate al Teatro Manzoni di Milano, Müller si avvicinò al gusto Decò manifestando un crescente interesse per l’arte decorativa che si concretizzò con la partecipazione alla I Mostra Biennale delle Arti Decorative.

Nel 1922, presso la Galleria Pesaro di Milano, si tenne una mostra personale con oltre 100 opere esemplificative del lungo percorso artistico del pittore.

Nei primi anni Trenta rientrò in Francia.

Da quel momento non risultano ulteriori partecipazioni a manifestazioni pubbliche.

Alfredo  Müller morì a Parigi nel 1939 per un attacco cardiaco.

 


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Angelo-Morbelli-autoritratto

Morbelli Angelo (1853-1919). Biografia. Quadri in vendita.

Angelo-Morbelli-vendita-quadri-divisionisti

Angelo Morbelli nacque nel 1853 ad Alessandria  da famiglia benestante.

Sebbene le sue intenzioni fossero quelle di dedicarsi alla musica, un precoce e  progressivo abbassamento dell’udito lo consacrò definitivamente alla pittura.

Per volere dei genitori fu avviato allo studio del disegno grazie ad un pittore locale.

All’età di 14 anni grazie ad una borsa di studio ottenuta dal Comune di Alessandria potè trasferirsi a Milano e studiare all’Accademia di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Luigi Riccardi. .

Qui fece la conoscenza di Francesco Filippini, Eugenio Gignous, Gaetano Previati, Giovanni Segantini, Cesare Tallone, Achille Tominetti, Emilio Longoni e Giovanni Sottocornola.

Gli anni accademici rappresentarono per lui un periodo colmo di riconoscimenti e soddisfazioni personali.

Vinse infatti due medaglie di bronzo per il paesaggio nel 1871 e 1872; la medaglia d’argento per la copia della statua sempre nel 1872 e ottenne poi la menzione onorevole della Scuola di nudo l’anno successivo.

Nel 1874, con l’aiuto del maestro Bertini, partecipò per la prima volta all’annuale rassegna braidense con il dipinto Interno del coro del monastero Maggiore in Milano.

Esordì alla Promotrice delle Belle Arti di Torino nel 1879 con i dipinti Lezione meritata e Sito remoto nel giardino.

Qui tornerà anche nel 1892,1896 e 1912.

Dal 1880 rivolse l'attenzione al vero e alle questioni sociali, con particolare attenzione alla vecchiaia e alla solitudine (Giorni ultimi, 1883, Milano, Galleria d’Arte Moderna; Il Viatico, 1889, Milano, Museo di Milano).

Nel 1883 strinse amicizia con i mercanti Vittore ed Alberto Grubicy De Dragon che gli acquistarono alcune opere e lo inserirono tra gli artisti della loro galleria presenti all’Italian Exhbition di Londra nel 1888.

Sette anni dopo  il dipinto Il Viatico , esposto alla Società Amatori e Cultori di Roma, vinse la medaglia d’oro e nello stesso anno il pittore ricevette  l’onorificenza di cavaliere.

L'anno successivo  inviò alla Triennale di Brera due opere: Parlatorio del luogo Pio Trivulzio e Alba. Quest’ultima opera, acquistata dal Museo di Barcellona è la prima in cui il pittore alessandrino applicò la tecnica divisionista.

Contemporaneamente alla conversione divisionista, si accentuò l’interesse umano e pittorico per i vecchi ricoverati negli ospizi di carità, ai quali si era già accostato con Il Viatico.

D’altro canto anche per l' insanabile sordità era portato  a prediligere gli ambienti silenziosi e malconci degli ospizi.

Tra il 1902 e il 1903 allestì uno studio nei locali del Pio Albergo Trivulzio dove realizzò una serie di dipinti che registravano situazioni, ambienti e reazioni umane instauratesi all’interno dell’ospizio.  (Il Poema della vecchiaia, 1903, esposto alla Biennale di Venezia; Il Natale dei rimasti, Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro).

Nel 1905 vinse la medaglia d’oro alla Internationale Kunstausstellung di Monaco con il quadro Vecchie calzette.

Nell’ultima fase produttiva,  Angelo Morbelli si dedicò soprattutto allo studio del paesaggio e al tema della ballerina.

Dal 1912 iniziò la stesura , in forma di diario privato, di La Via Crucis del Divisionismo, in cui annotò una serie di riflessioni sulla tecnica divisionista accompagnata da commenti relativi alla metodologia e trascrizioni di frasi e pensieri di artisti, scrittori e musicisti celebri.

Nel 1913 espose alla Società Amatori e Cultori di Roma il dipinto Angolo di giardino  che ritrae uno scorcio della sua proprietà alla Colma.

Angelo Morbelli morì a Milano nel 1919.

 

 

 


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Antonio-Mancini-autoritratto

Mancini Antonio (1852-1930). Biografia. Quadri in vendita.

Antonio-Mancini-vendita-quadri-napoletaniAntonio Mancini nacque a Roma nel 1852.

Trasferitosi a Napoli, dopo aver lavorato fin da giovanissimo presso un decoratore, si iscrisse all’Accademia seguendo i corsi di Morelli, Postiglione e Maldarelli.

La dote artistica è già chiara nelle opere accademiche di quegli anni (Testa di bambina, 1867, Napoli, Museo di Capodimonte; Il prevetariello, 1870, Napoli, Museo di San Martino).

Seguendo l’esempio dello scultore Lista e del pittore Gemito, si discostò dai temi accademici per riprodurre scene di vita popolare napoletana animate da scugnizzi.

Con Ultimo sonno e Fanciullo che va alla scuola, entrambi del 1872, presentati al Salon di Parigi, s’impose all’attenzione internazionale.

Riuscì così ad  entrare nella scuderia del mercante d’arte Goupil assicurandosi due importanti mecenati : il pittore olandese H. W. Mesdag e il musicista belga Albert Cahen.

Grazie a quest’ultimo visitò Venezia (Dopo il duello, 1872, Torino, Galleria d’Arte Moderna) e poi Milano, dove espose due opere di piccole dimensioni.

I numerosi soggiorni a Parigi, tra il 1875 e il '78 (Le petit écolier, 1876, Parigi, Museo d’Orsay), gli permisero di entrare in contatto non solo con  de Nittis e Boldini, ma anche con artisti indigeni, quali Meissonier e Gérôme.

Non avendo ottenuto il successo sperato, rientrò nel 1878 a Napoli.

Qui  le crisi nervose sempre più frequenti lo costrinsero a un ricovero in manicomio per alcuni mesi.

Neppure in questo periodo smise di dipingere, prediligendo i ritratti (Ritratto del dottor Buonomo, Ritratto del dottor Cera).

Dimesso e aiutato economicamente dal barone Carlo Chiarandà, si trasferì a Roma trovando nel marchese Giorgio Capranica del Grillo un nuovo ammiratore e mecenate.

Qui dal 1884 espose alle mostre degli Amatori e Cultori (Per una nuova cantina, Mascherata e Ritratto, 1886) e dal 1895 alla Biennale di Venezia.

Si spostò a Londra nel 1901 e nel 1907, eseguendo una serie di ritratti commissionatigli da facoltose famiglie locali.

Si ricordino a tale proposito il Ritratto di Phyllis Williamson, Ritratto di Elizabeth e Charles Williamson e il Ritratto dell’ambasciatore Thomas Lawson.

Tornato a Roma nel 1908  Antonio Mancini iniziò a lavorare per il mercante tedesco Otto Messinger (Ritratto di Otto Messinger, 1909, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) eseguendo quasi esclusivamente figure in costume settecentesco.

Nel 1911 presentò otto opere dipinte per Messinger all’Esposizione Internazionale riscuotendo un grandioso successo e attirando l’attenzione di Fernand du Chêne de Vère Ricci.

Era questo industriale francese con il quale il Mancini avrebbe stipulato un contratto di esclusiva, rinnovato annualmente fino al 1918.

Nel 1920 la XXII Biennale di Venezia gli dedicò una  personale esponendo i lavori più recenti.

Antonio Mancini morì a Roma nel 1930.

 


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Antonio Mancini dipinti e cataloghi in vendita

 


Ulvi-Liegi-autoritratto

Liegi Ulvi (1858-1939). Biografia. Quadri in vendita.

Ulvi-Liegi-vendita-dipinti-postmacchiaioliUlvi Liegi nacque a Livorno nel 1858.

Appartenente a un’agiata famiglia ebraica livornese, iniziò gli studi artistici con Carlo Markò jr. e Luigi Corsi.

Iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1880, seguì i corsi di Ciaranfi, esordendo due anni più tardi alla Promotrice cittadina con otto opere firmate sin da allora con lo pseudonimo Ulvi Liegi, anagramma di Luigi Levi.

L’influenza macchiaiola di artisti come Signorini, Lega, Fattori e i Tommasi ebbe la meglio sulle sue conoscenze accademiche.

Nel 1886, dopo aver partecipato alla I Mostra livornese presso i Bagni Pancaldi, si recò a Parigi.

Qui, su consiglio di Signorini, fece la conoscenza di Zandomeneghi, presente all’VIII Mostra degli Impressionisti con alcune opere.

Seguì una serie di partecipazioni alle più importanti esposizioni: a Venezia (1887, Campagna romana, Manzotto sulla via Faentina, Strada al romitaggio), a Londra presso la Slade School, alla I Esposizione Italiana (1888), a Parigi (La sera e Dintorni di Firenze), a Firenze, Genova, Torino e Milano.

Negli anni Novanta la sua pittura si accostò alla corrente impressionista, influenza riscontrabile nell’esuberanza cromatica che ne contraddistinguerà tutta la produzione.

Alternò la presenza a Firenze con frequenti soggiorni a Livorno e sulla costa ligure, realizzando un’intensa produzione, presentata alle rassegne più importanti.

Una seria crisi coniugale lo portò nel 1906 a stabilirsi definitivamente a Livorno.

Dopo un’interruzione protrattasi fino al 1913, riprese l’attività con successo, partecipando nel 1914-15 alla I Esposizione Invernale d’Arte Toscana a Firenze e nel 1916 alla Primaverile di Palazzo Medici-Riccardi e all’Esposizione Nazionale d’Arte a Milano, dove presentò un’acquaforte, ritraente Fattori nel proprio studio.

Nel settembre del 1921 venne eletto Presidente del Gruppo Labronico. Alla VII mostra del Gruppo esibirà ben 47 opere.

Sempre nel 1924 la Galleria d’arte moderna di Firenze gli acquistò il Ritratto di modella.

Nonostante i numerosi riconoscimenti, tra i quali spicca il conferimento della medaglia d’oro da parte del Comune di Livorno per l’alto valore artistico dell'opera e l’impegno mostrato in favore della cultura locale, morirà in assoluta povertà, senza il conforto degli affetti familiari.

Ulvi Liegi morì a Livorno nel 1939.

 


CATALOGO OPERE: San Marcello,  Piazza San Gallo a Firenze

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Ritratto di Silvestro Lega

Lega Silvestro (1826-1895). Biografia. Quadri in vendita.

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Silvestro-Lega-vendita-dipintiSilvestro Lega nacque a Modigliana (Forlì) nel 1826.

“Tra le più potenti individualità del nostro tempo”, così un critico finissimo come Diego Martelli si pronunciò a proposito di Silvestro Lega e, andando oltre al giudizio dei suoi stessi compagni nonché primi biografi, ne riconobbe appieno la complessa e tormentata personalità presagendone la “gloria”, una volta mutati i gusti dei più “per evoluzione di progresso”.

Riconoscimento che, purtroppo, in vita sarà sempre negato al “povero Vestro” anche se, ricevuta un’educazione classica presso gli Scolopi, ben presto manifestò la vocazione artistica tanto da essere accompagnato dal padre a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti.

Qui, dal ‘43, iniziò a seguire le lezioni del professor Benedetto Servolini.

Passò  poi sotto il livornese Tommaso Gazzarrini e, infine, per un breve periodo, sotto Giuseppe Bezzuoli.

Abbandonata intanto, per il difficile carattere della cognata, l’abitazione del fratellastro Giovanni, lasciò l’Accademia, eccetto la Scuola del nudo.

Prese quindi  a frequentare la scuola privata di Luigi Mussini.

Da questo trasse, oltre che una grande passione per l’arte, la formazione purista, basata soprattutto sullo studio dei grandi maestri del Rinascimento.

Patriota e attivista convinto, Silvestro Lega nel ’48  si arruolò tra i volontari toscani.

Al ritorno a Firenze frequentò, tra la fine del ’49 e l’inizio del ’50, la scuola di Antonio Ciseri.

Sotto la sollecitazione del maestro, iniziò a dipingere L’incredulità di San Tommaso, rivelando un’impostazione di stampo prettamente romantico.

Nel ‘52 espose alla Promotrice di Firenze Velleda ispirato ai martiri di Chateaubriand.

Nello stesso anno, con David che placa Saul al suono dell’arpa, vinse il Concorso Triennale dell’Accademia.

Prese parte alle riunioni del Caffè Michelangiolo non nascondendo però, dapprincipio, una certa diffidenza .

Forte dunque del profondo radicamento alla formazione accademico-purista nelle opere di questo periodo si mantenne fedele a un impianto compositivo solido e rigoroso.

Questo è evidente già nel Ritratto di signora in piedi e in quello del Fratello Ettore fanciullo, dove pare essere recuperata la tradizione fiorentina manierista del disegno.

A queste due opere si aggiungano le prime due lunette commissionategli nel ’58 per l’oratorio della Madonna del Cantone di Modigliana e  Bersaglieri che conducono prigionieri austriaci, esposto alla Promotrice di Firenze del ’61.

Fu invece con il quadro Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia, presentato alla prima Esposizione Italiana che  manifestò le prime avvisaglie di un radicale mutamento.

Nei dipinti successivi si assiste, infatti, ad un progressivo allontanamento dai modi del maestro e a un’adesione sempre più convinta alla nuova poetica macchiaiola che si paleserà  nelle ultime due lunette eseguite, nel ‘63, per l’oratorio di Modigliana, riguardo alle quali lo stesso Lega confessò “fu in queste tele che cominciai a scordarmi di Ciseri e fare da me”.

Dal ’62 intraprese con Signorini, Borrani, Sernesi e Abbati una serie di studi en plein air nella campagna di Piagentina, ospite della casa sull’Affrico di Spirito Batelli.

Legatosi sentimentalmente a Virginia, la maggiore delle cinque figlie di quest’ultimo, ne fissò la figura in alcuni dei suoi più noti capolavori.

Ricordiamo infatti  L’educazione al lavoro, L’elemosina, La visita in villa, Il canto dello stornello e Un dopo pranzo.

E’ in opere come queste che, con “soave maniera descrittiva e politezza formale” per dirla con il Cecchi, egli offrì, nei soggetti più ricorrenti dei suoi quadri, soprattutto donne riprese in intimi ambienti domestici, lo spaccato di una società che tentava di riscattarsi dalla una condizione di disagio cui per lungo tempo era stata soggetta.

Nel ’70, con la morte di Virginia, seguita ben presto da quella degli altri membri della famiglia Batelli, Lega piombò in uno stato di profondo sconforto.

Non  smise  però di dipingere realizzando , nel ‘72,  Le bambine che fanno le signore, dove sembra di scorgere una citazione, sia pure inconscia, da Las Meninas di Velázquez.

Con questo dipinto ottenne la medaglia d’argento all’Esposizione di Parma e un riconoscimento a Vienna l’anno successivo.

Diagnosticatagli  però una malattia agli occhi   e  colpito da gravi lutti familiari, dal ’74 non partecipò ad alcun’esposizione.

Questo  periodo di completa inattività  fu interrotto soltanto dall’iniziativa (fallimentare) intrapresa con Borrani di una galleria d’arte moderna.

Fu soltanto dopo aver riacquistato un certo equilibrio grazie all’amicizia con i Tommasi, che, dal ’78, Silvestro Lega  riprese a dipingere.

Aggiornatosi sulle novità della cultura internazionale,mise nelle tele una  “serena gaiezza” di colori e una resa immediata dell’immagine, vicina a certi quadri impressionisti.

Nell’86, per il tramite di Angiolo Tommasi, conobbe la famiglia dei Bandini con i quali instaurò un duraturo legame, iniziando alla pittura le due ragazze più giovani di casa e frequentando la loro villa di Poggio Piano al Gabbro sopra Livorno.

Qui, profondamente affascinato dalla bellezza di quei luoghi  dipinse a sintetiche macchie di colore una serie di quadri di forte intensità emotiva.

Questi raffiguravano paesaggi del Gabbro, scene di vita locale e ritratti di popolane psicologicamente indagate nella loro femminilità più intima.

Ben presto, però, col peggiorare della vista, rallentò il lavoro compromettendo   la propria situazione economica e chiudendosi in un progressivo isolamento.

A ciò si aggiunse, nel ’92, una grave malattia allo stomaco.

Silvestro Lega morì nel 1895 all’Ospedale fiorentino di San Giovanni di Dio.


 

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ANTOLOGIA CRITICA: Focus su Silvestro Lega

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Domenico Induno in un ritratto

Induno Domenico (1815-1878). Biografia. Quadri in vendita.

 

Induno-Domenico-vendita-scuola-lombardaDomenico Induno nacque a Milano il 14 maggio 1815.

Iscrittosi all’Accademia di Brera su consiglio di Cossa, nella cui bottega orafa aveva lavorato, seguì i corsi di Pompeo Marchesi e Luigi Sabatelli.

Dimostrò fin da subito una grande abilità nella pittura di storia.

Con  Alessandro infermo (Milano, Accademia di Brera) infatti  vinse il Gran Premio di pittura nel 1839.

Questo gli permise  l’esenzione dal servizio di leva oltre  alla commissione di una tela per Ferdinando I, Saul unto re dal profeta Samuele.

Fu Hayez a comprendere le grandi doti artistiche di Domenico ed a procurargli uno studio nella propria abitazione, iniziandolo al ritratto e facendolo conoscere al collezionismo lombardo.

Dal 1840 iniziò la svolta verso una pittura di genere ispirata a temi di vita quotidiana, in ambienti familiari :La vivandiera, 1846; La Questua, 1850.

Tornato a Milano nel 1850 dopo aver partecipato ai moti del ’48, espose con  a Brera opere dalle quali trasparivano il pietoso amore per la vita e i sentimenti degli umili.

Vale, a questo proposito, ricordare il dipinto Pane e lagrime, premiato nel 1855 all’Esposizione Nazionale di Parigi e acquistato dallo stesso Hayez.

La partecipazione a numerose occasioni espositive e alle importanti commissioni come Arrivo del Bollettino della pace di Villafranca, dipinto nel 1861 per i Savoia, (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), accrebbero la sua fama.

Quattro anni più tardi eseguì La collocazione della prima pietra della Galleria Vittorio Emanuele, rifacendosi a uno degli avvenimenti memorabili della storia milanese.

Negli anni seguenti replicò quadri passati prestando però una maggiore attenzione alla resa naturalistica della luce (La lettera, Napoli, Museo di Capodimonte, Monte di Pietà, 1872).

Nel 1873 ottenne una medaglia d’oro all’Esposizione di Vienna con il dipinto Matrimonio di convenienza o Dramma domestico (collezione privata).

Negli ultimi anni  diradò notevolmente l’attività pittorica, comunque incentrata su scene di genere  specchio del suo stato d’animo amareggiato e disilluso.

 


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